martedì 19 febbraio 2013

Adèle H



Di recente ho rivisto il film ed ho realizzato con un po' di sorpresa, che avevo rimosso dei particolari affatto secondari. Forse è il normale procedere della mente, costretta a fare spazio per nuove informazioni. Forse, più banalmente, ho poca memoria nel lungo periodo, non so. Quel che ricordavo e che ho ritrovato, è stato un sentimento duplice, inscindibile e poco sfumato, di fastidio e simpatia incastrati uno nell'altro.

 Isabelle Adjani,  François Truffaut.
 Hitchcock era solito "Firmare" i suoi film con brevi apparizioni.
Truffaut gli rende omaggio facendo lo stesso in molte pellicole. 

La genesi del film è lunga e molto articolata. 
Nel 1955 Frances Vernor Guille scopre per caso i diari di Adèle Hugo presso la "Pierpont Library" di NY. I testi sono crittografati, pertanto vanno decodificati. L'impresa comporterà qualcosa come 13 anni di lavoro al termine dei quali, F.V.Guille pubblica i due volumi. Siamo nel 1968, l'anno di "Baci rubati" per Truffaut.

Jean Gruault, sceneggiatore ed intimo amico del regista sin dai tempi dei Cahiers du cinéma, legge i libri e ne rimane affascinato. Nel 1970 realizza l'abbozzo di una prima sceneggiatura. Il regista intanto è alle prese con: "Non drammatizziamo è solo una questione di corna". Il progetto su Adèle non è ancora maturo, ma  la carriera del regista prosegue ugualmente:
Nel 1971: "Le due inglesi e il continente", adattamento di un romanzo di H.P. Roché - l'autore di "Jules et Jim"-
Nel 1973: "Effetto notte" ed a seguire... due anni di silenzio artistico interrotti anche per via di problemi economici di: "Les films du Carrosse". Serve un nuovo film.

Truffaut pensa ad Adèle da cinque anni ('70-'75), anche se è consapevole che sarà difficile ottenere i diritti, e che si tratta di una storia che forse non attirerà grande interesse da parte del pubblico. Gli esiti saranno invece superiori alle sue aspettative. 


I diari di Adèle subiscono in questi anni sette elaborazioni nell'ottica di un adattamento per il grande schermo. Il punto di svolta arriva nel '75, quando il regista guarda per caso la televisione e , vedendo recitare Isabelle Adjani, si commuove. La ragazza non ha che 19 anni, ciononostante Truffaut scorge in lei la sola possibile Adèle. Le riprese iniziano i primi di gennaio 1975 e durano solo due mesi.

Per le musiche collabora con Maurice Jaubert, che in passato ha lavorato con Jean Vigò nel film    "L'Atalante" (1934) capolavoro del cinema muto, molto apprezzato dal regista.
Victor Hugo 1878
Adèle Hugo è figlia di Victor Hugo, "l'immenso vecchio" lo chiamava Flaubert.

Hugo, quant' à lui... è figlio di  una monarchica (degli Chouan) e di un generale napoleonico (della serie: Conciliare l'inconciliabile). L'ambizione è il suo tratto distintivo. Ha appena quattordici anni quando afferma di voler diventare uno Chateaubriand  oppure nulla (René de Chateaubriand è forse lo scrittore più amato nella prima metà del XIX secolo in Francia, senza contare il peso del suo ruolo nella vita politica del tempo). Il suo intento sarà presto superato, visto che in 83 anni di vita scriverà poesie, romanzi, opere teatrali, saggi, racconti di viaggio, e poi ci sono le sue opere pittoriche e i disegni (distinguendosi, quanto a originalità, in quasi in tutti i generi citati. -Ps: I dipinti a inizio film, sono di Hugo).
Come Chateaubriand, avrà un ruolo determinante anche in politica, diventando, durante il secondo Impero, l'anima della Repubblica Francese per via della resistenza verso Napoleone III*  che si riassume nel suo lungo esilio a Guernesay, isola situata tra Francia ed Inghilterra, che è dove Adèle, nel corso del film, invia le lettere al padre.

*Chateaubriand fu invece decisivo nella caduta di Napoleone I, ("De Buonaparte et des Bourbons" 1814)  [Nb: avevo scritto "De la monarchie selon la charte", ma questo libello è del 1816, pardon!]
Adèle, dicevamo,  è figlia di Victor Hugo, e ... Adèle Foucher.
Dal padre assume il cognome, dalla madre il nome. L'impressione è quella di un essere incastrato fra due parentesi invalicabili. La sua identità ha qualcosa dell' eco di vite altrui.  Si può facilmente intuire che la ragazza si senta oppressa dalla sua condizione familiare. Nel film è molto incisiva la scena in cui, nell'oscurità della sua camera, Adèle esprime con veemenza la volontà di essere figlia di padre "inconnu", cioè: sconosciuto (Altrove dirà che i genitori non si possono cambiare... ) e nel corso del film si presenta con tre identità diverse dalla sua:

  • Miss Lewly, quando arriva ad Halifax.
  • Poi dice di chiamarsi Léopoldine (come la sorella)
  • Infine, opta per Mme Pinson (il cognome dell'uomo che voleva sposare. Come per Gérard de Nerval, il sogno diventa per lei l'equivalente di una seconda vita. )



Per tre volte, nel corso del film, pronuncia la sua vera identità di figlia d'arte:
  • Quando va a parlare col giudice: il padre della ragazza che Pinson vuole sposare. 
  • Quando si reca da un ciarlatano per chiedergli di ipnotizzare Pinson ed indurlo a sposarla contro il suo volere. (Scrive il nome del padre su uno specchio impolverato, ma subito lo cancella) 
  • Quando alla fine, lascia la pensione che la ospitava ad Halifax. E' ormai ad un passo dal tracollo. 
Credo sia utile ripassare qualche dettaglio sulla vita di Adèle e della sua famiglia, per capire meglio certe dinamiche:

Victor Hugo e Adèle Foucher si sposano nel 1819 dopo la morte della madre di lui, che non approvava questa unione. Il giorno delle nozze, il fratello del poeta, Eugène, impazzisce. Anche lui ama Adèle e non sopporta la situazione che si è creata.  Hugo si sentirà in colpa praticamente per tutta la vita, e non solo... per una strana ironia della sorte, che ha qualcosa di un regolamento dei conti, la figlia dei due impazzirà come suo zio.

Adèle nasce nel 1830, ha due fratelli ed una sorella maggiore, Léopoldine, molto amata dal padre.
Il 1830 è un anno molto importante per la storia del paese.
Una grande rivoluzione (riassunta nel nome "Le tre gloriose") porta alla caduta definitiva dei Borbone ed all'avvento del primo re borghese nella storia del paese: Luigi Filippo d'Orléans, non più re di Francia, ma dei francesi. L'arte sente il bisogno di rinnovarsi di pari passo con la politica. Sarà Victor Hugo a radicalizzare la "Battaglia" nei confronti dei classici, radunati attorno al direttore dell'Accademia Francese, laddove i romantici, in principio divisi da idee politiche diverse, troveranno in Hugo e nel giornale "Le globe", un punto d'unione.
Nel 1830 va in scena "Hernani", un'opera di Hugo che rompe col classicismo ed i suoi ricettari. "L'arte dà le ali e non le stampelle".
La pittura vivrà le sue "tre gloriose" grazie al celebre dipinto di Eugène Delacroix "La libertà che guida il popolo".
Sempre nel 1830, un allora ignoto Stendhal, darà vita al romanzo "Il rosso e il nero" anticipando di circa un ventennio le scelte di Flaubert per la sua Mme Bovary (...Fatti di cronaca al centro della narrazione, invece di affreschi storici).
Eugène Delacroix 
Adèle, stando a questi dati, è figlia della rivoluzione e di chi la rivoluzione ha posto in essere; è una creatura "romantica"  a tutto tondo, e come tale sembra predestinata ad un finale tragico simile a quelli che con tanta maestria suo padre sapeva raccontare.
Gli anni del grande cambiamento storico-culturale della Francia, combaciano con una grande crisi affettiva fra i coniugi Hugo che si risolse con un reciproco tradimento. Adèle col critico Sainte-Beuve (per altro, amico del marito!) e Hugo con Juliette Drouet. La storia durò praticamente per il resto della sua vita, ma non mancarono ulteriori digressioni amorose, se così si può dire. Mi chiedo quanto tutto questo abbia influito sulla psiche di Adèle (che nel corso del film definisce il matrimonio degradante, e che alla fine, accetta come si accetta un destino ineluttabile, il fatto che Pinson, a limite, potrebbe tradirla)
Nel 1843 il fiasco di "Les burgraves" a teatro, segna la fine del romanticismo che l'autore stesso aveva imposto sulle scene. Hugo non scriverà più opere teatrali e non credo sia un caso. La vera tragedia però risiede nel fatto che in questo stesso anno la figlia Léopoldine, affoga nella senna col marito. Hugo si trova in Spagna con Juliette ed apprende da un giornale della sua morte (Nel film, leggiamo sul giornale della morte di Adèle -madre- e del trasferimento di Pinson alle Barbados).
Adèle ha solo 13 anni, e deve lottare col dolore della perdita di sua sorella, ma anche con il dolore di una gelosia irreprimibile per l'affetto che il padre, da sempre, ha destinato all'altra piuttosto che a lei. (Nel film pensa spesso che doveva essere lei ad affogare, non la sorella, e come ho già detto, una volta dice di chiamarsi "Léopoldine", e anche... Nel film, Adèle attraversa le acque dell'oceano, di notte,  per raggiungere il suo amato, così come nella vita, il marito della sorella si era esposto fino a morire, per salvare sua moglie. Adèle inverte i ruoli, pensa di dover affrontare i pericoli del mare per riprendersi il suo uomo, ma "affogherà" come Léopoldine, però lei sarà da  sola.)

Hugo è molto scosso da questi eventi. Per circa un decennio non pubblica più niente e si occupa solo di politica, (almeno ufficialmente. Di fatto, non smette mai di scrivere). Il colpo di stato di Napoleone III lo costringe alla fuga -1851- e, una volta a Guernesay, torna a pubblicare. "Les chatiments" (I castighi) -1852- raccolta poetica marcatamente antinapoleonica, e nel 1856: "Contemplations" (Contemplazioni). Molti dei versi di quest'opera saranno dedicati alla figlia ("Pauca mea" è il titolo primo libro, titolo che desume da Virgilio: "Pochi versi per mia figlia". Il secondo libro: "En marche" ed il terzo: "Au bord de l'infini").
A dieci anni dalla morte della figlia, Hugo partecipa anche a delle sedute spiritiche sperando di mettersi in contatto con lei (Lo farà anche Adèle nel film...).

Nel 1859 Napoleone III concede l'amnistia ad Hugo. Lo fa per un ritorno d'immagine, non per simpatia. Il poeta rifiuta sprezzante (In tale occasione Baudelaire gli dedicherà "Il cigno", una delle poesie più complesse de "I Fiori del male" (Link all'analisi della poesia, per chi volesse...) ... nel 1862 pubblica "I miserabili", frutto di un lavoro estenuante e dai toni epici - a dispetto del titolo- iniziato molti anni prima, poi interrotto ed infine ripreso. (Nel film, il libraio di Halifax dona una copia del libro ad Adèle sperando di farle cosa gradita, ma ottiene esito contrario)

Nel 1863 è pubblicato a Parigi "Victor Hugo raccontato da un testimone della sua vita", scritto da Adèle Hugo e da Auguste Vacquerie. (Ho trovato il libro on line, in francese. Questo il link) (Leggo in giro pareri discordanti sul fatto che Adèle sia la madre o la figlia). Subito dopo la ragazza parte per Halifax (Nuova Scozia) sperando di ritrovare il tenente Pinson, un dongiovanni con cui  ha vissuto una storiella a Londra.

Nel 1868, (concluso "L'uomo che ride") muore Adèle, la madre di ... Adèle. (Nel film la notizia compare su un giornale quando la mente della figlia, è un po' morta anche lei. I tempi della narrazione non sono molto chiari nel film, quindi non ho capito per quanto tempo la ragazza rimanga ad Halifax)

Nel 1870 Napoleone III è sconfitto a Sedan. Hugo torna in patria dopo quasi 20 anni e per tutti incarna lo spirito della Repubblica.
Adèle in una scena del film, vaga alle Barbados. 
Nel 1871 Adèle torna dalle Barbados accompagnata da Mme Céline Alvarez "La prima negra de mi vida" (Mme Baa nel film) è impazzita del tutto (Già una volta in passato era stata ricoverata in un centro per disturbi della mente.) ...

Hugo muore il 22 maggio del 1885, per congestione polmonare. Il primo di giugno si tengono i funerali di stato (Che il regista accenna nel film alla maniera del cine-documentario).  Adèle invece  muore nel 1915, nel mezzo di una guerra mondiale che, ancora una volta sembra farle ombra, alla maniera di una massima di Pascal, confinandola fra l'infinitamente grande (il padre, la guerra) e l'infinitamente piccolo (il suo passaggio sulla terra, come accade per tantissimi fra noi.)
Adèle Hugo - Quella reale- 
Non ho voluto citare tutte le opere e le imprese di Victor Hugo, perché mi sembra quasi impossibile sintetizzarle in poche righe. Ho raccontato solo le parti della sua vita che mi sembrano più legate al "personaggio" Adèle, di Truffaut. La chiamo "Personaggio" perché chi ha avuto la pazienza di leggere i due tomi dei diari di lei, nota che ci sono delle dissonanze fra il film (che pure si reclama "Storia vera") ed alcuni fatti narrati nei diari. Il film contiene infatti alcune ossessioni che sono proprie del regista ma, come sempre, non tradisce lo spirito del personaggio narrato. Si limita a presentare soprattutto un tratto specifico della sua personalità, quello "romantico", e la parola va intesa alla lettera, cioè... un sentimento che conduce alla morte. (Un esempio su tutti: Emma Bovary. Figlia di "Penna" di un autore -Flaubert- che prova come può ad uccidere il romanticismo, a svelarne i meccanismi. Emma sogna un amore romantico simile a quello che legge nei romanzi, ma il reale non fa che cozzare con l'ideale. Vinta dai fatti, sogna la morte romantica di Atala, Roxane, Giulietta... ma se le sue "sorelle" si sono addormentate grazie al veleno, lei muore come un cane, con tanto di spasmi, dolori e satanica risata sul finale.)
Tornando al regista, a chi lo accusa di disonestà intellettuale, egli risponde, difendendosi, citando i celebri rifiuti della sua carriera.  Poco importa, mi sento di dire. Adèle è una figlia prima di tutto, ed i suoi rapporti con la famiglia non sono buoni. I suoi tentativi di comunicare con loro (e con gli altri) sono fatalmente votati al fallimento. Non mancano bugie, ovvero ricostruzioni fantasiose della realtà in senso quasi nervaliano.  In questo suo essere complesso e sofferente, ritrovo tracce del regista, quindi di Doinel, suo alterego filmico. Lo stesso potrei dire di "L'uomo che  amava le donne", e di qualche altro personaggio che non mi viene in mente.

Essere figlia di un padre "inconnu" Questo il desiderio di lei... Truffaut scopre il nome del suo vero padre nel 1968, mentre gira "Baci rubati", approfittando di un detective assunto per il film. Come ho detto sopra, Grouault/Truffaut vengono a conoscenza del testo proprio nel '68,  e suppongo che la cosa abbia inciso sulla simpatia per Adèle. Truffaut scopre che il padre è un dentista ebreo, ma non vuole conoscerlo. Il suo è davvero un père inconnu.



Alcuni cambiamenti rispetto alla storia: [da Barbera e Mosca "F. Truffaut" pag 112]
Deformazioni: 
  • Adèle parte a 33 anni,  non a venti, come nel film.
  • Adèle intrattiene una fitta corrispondenza col fratello, non col padre, come suggerisce il film. 
Sottrazioni:
  • Truffaut omette di dire che i diari sono scritti in codice, e che glie li ha commissionati il padre, allora esule a Guernesay. 
  • Viene taciuto anche che già una volta Adèle aveva cercato di scappare dalla famiglia, e già una volta era stata ricoverata in una clinica. 
Invenzioni:
  • Molte lettere nel film, ad esempio quella in cui Adèle parla di un padre "ignoto" o quella in cui la ragazza si rivolge alle donne del XX secolo definendole "Sue sorelle". 
  • Gli autori sottolineano anche una citazione, a inzio film di "Barbary Coast" -La costa dei barbari-  1935, di Hawks. 

 "Quando una donna come me si da ad un uomo, è la sua donna. Non sono io senza di te" Questa frase deriva dal diario di Muriel in "Le due inglesi ed il continente".  Mi sembra che Adèle sia un personaggio molto balzachiano. Come lui è ossessionata dall'assoluto (Laddove i romantici inseguono "L'infinito"). Nei romanzi di Balzac la passione unica -così la chiama-  uccide, sempre, e per Adèle non sarà diverso.
 Truffaut adora Balzac, tant'è che Doinel ne "I 400 colpi" gli dedica un altarino ( mi sembra che la cosa venga sottilmente citata attraverso altarino di Adèle per Pinson, ad Halifax). Anche il ritorno frequente del personaggio che si guarda allo specchio mi fa pensare al piccolo Doinel (ma anche al grande, visto che "L'amore fugge" -1979- finisce coi due personaggi di fronte allo specchio...)
Antoine Doinel legge Balzac - I 400 colpi. 
La molla che muove il film è il desiderio inappagato e l'affannosa ricerca di un'identità.
A dispetto del titolo "Adèle H, una storia d'amore"... si tratta, dice il regista, di "una storia d'amore ad un solo personaggio, qualcosa di simile  ad un brano musicale per un solo strumento".
Mi viene in mente un pensiero di Lacan "Il  desiderio è sempre desiderio dell'altro..." Penso soprattutto a Baudelaire, che scrive in "Razzi":
L'amore  somiglia molto a una tortura o a un'operazione chirurgica... anche se due amanti sono innamoratissimi e colmi di desideri reciproci, uno dei due sarà sempre più calmo, o meno ossessionato dell'altro. Uno dei due è il chirurgo o il carnefice, l'altro è il paziente o la vittima..."
Il concetto è ripreso nella poesia: "L'héautontimoruménos" (Questo il link al testo. Consiglio la lettura)
Le ultime strofe: 
...
Sono la piaga e il coltello! 
Sono lo schiaffo e la guancia! 
Sono le membra e la ruota, 
la vittima e il carnefice! 

Sono il vampiro del mio cuore,
-uno di quei grandi abbandonati, 
condannati al riso eterno
e che più non possono sorridere! 



Sempre Baudelaire scrive ne: "Il mio cuore messo a nudo"
Che cos'è l'amore? 
Il bisogno di uscire da sé... 



Anche Adèle si comporta da vittima e carnefice, e senza dubbio vuole uscire da sé.
Vittima dell'ombra del padre, delle sue ambizioni destinate a rimanere frustrate, vittima dell'umana debolezza di aver bisogno dell'altro per sentirsi completi, o per lo meno, appagati. Vittima della sua purezza e delle sue illusioni che hanno qualcosa del bovarismo raccontatoci da Flaubert.

Gli specchi di Adèle non rifrangono immagini, ma ne inventano di nuove. Lei vede solo quel che preferisce. Non accetta la frustrazione dell'ennesimo "No" da parte di un uomo oggettivamente ipocrita, e lei lo sa, ma cosa cambia? "Si può amare qualcuno sapendo che tutto è spregevole in lui". Certo, più si scende nel vortico del compromesso, più l'umiliazione annienterà la sua l'autostima, fino a portarla troppo più in là del bene e del male. Somatizza, come diremmo oggi. Si ammala di polmonite, di notte ha degli incubi feroci, sogna di annegare, come la sorella. Poi ha disturbi alla vista (spesso nei film del regista, troveremo donne con disturbi alla vista. Penso a Kate di "Jules et Jim" quando Jim va a trovare lei e Jules allo chalet, ma ce ne sono altre.)
La vista fa male perché la coscienza vede anche quello che gli occhi rifiutano di affrontare. Il matrimonio è definito umiliante, eppure per i tempi, non esiste una opzione "B". Serve dunque un compromesso col mondo. Bisogna salvare la faccia, essere come gli altri.

La scrittura è un elemento dominante del film. Buona parte dell'opera  è caratterizzata da primissimi piani sulla Adjani che scrive freneticamente (compra molta carta), che legge ad alta voce, che ripete i suoi pensieri in modo ossessivo.
Scrive lettere, ma si tratta di una comunicazione a senso unico. Non trova mai una voce ricettiva e/o comprensiva. Va anche detto, che solo nella dimensione testuale realizza il suo sogno di amore.
Interessante la scena in cui, spedita la lettera al padre, il regista riprende l'oceano dall'alto, quasi a voler enfatizzare tutta la strada che quel foglio deve fare per diventare parola reale. E solo in quel frangente, Adèle può definirsi "sposa" di Pinson, dunque non più "A. Hugo". Scoperta la menzogna, scompaiono dallo schermo lettere e diari della ragazza. La realtà è ormai svelata. Si può accettarla o  perire.
L'ultima lettera che vediamo, è quella di Mme Baa ad Hugo, che testimonia la "vittoria" del grande uomo di stato sulla figlia. Per lei non ci sono che parole di commiserazione, per lui invece, parole di grande stima.

Altra forma di scrittura nel film: Il giornale, che fa le veci della "lingua ufficiale" quindi definitiva. Il giornale annuncia la morte della madre, la partenza di Pinson, il matrimonio (mai avvenuto di Adèle) e quindi l'approssimarsi della fine dei giochi.

Piuma di Victor Hugo.
Casa-museo al Marais .Parigi. 

Il film sarà accolto bene, soprattutto all'estero, dove la Adjani è molto apprezzata.
"Film personalissimo, segnato dalle ossessioni del regista" (Mosca e Barbera)

"Truffaut uomo di lettere"
di ... M. Amatulli e A.Bucarelli
...
Adèle e Truffaut in copertina.

Concludo con una citazione di Remo Bedi, presa dal libro "Truffaut uomo di lettere" (M.Amatulli, A.Bucarelli) che dice: "Il delirio si insedia in un passato che non passa (perché si rifiuta di prendere congedo dal presente) e nello stesso tempo, batte alla porta di un futuro sbarrato, su cui si infrange ogni progettualità che mantenga addentellati col reale"







@_ Luisa 








4 commenti:

  1. complimenti! hai scritto un ottimo mini-saggio. del film ho ricordi sfocati, penso di averlo visto quando ancora non ero pronto per apprezzarlo in toto. cercherò di recuperarlo.
    o.

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    1. Chiedo scusa per non aver pubblicato prima questo commento, ma lo vedo solo ora e per puro caso. A volte succede. Mi fa piacere che ti sia piaciuto. E' un film a tratti "fastidioso" per me almeno, visto il ruolo marginale di Adèle e le sue scelte così autolesioniste, ma è interessante proprio per questo. Grazie ancora. Ciao.

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  2. Complimenti per l'articolo, mi ha fatto scoprire cose che non sapevo. In particolare mi chiedevo se esiste una traduzione in italiano dei diari di Adele Hugo e delle lettere? E poi volevo chiederLe se Lei sa come mai Truffaut aveva dovuto pagare i diritti alla persona che aveva decodificato e pubblicato i diari per prima dal momento che non pare citarli testualmente. Inoltre mi risulta che i diari di Adele si concludano prima della sua fuga per Halifax, momento in cui invece inizia il film di Truffaut. La ringrazio anticipatamente per l'attenzione

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    1. Ciao Cinzia, scusa se non ho risposto prima, ma la notifica si era persa fra le mail pubblicitarie che mi stanno letteralmente invadendo!
      Mi fa piacere di averti trasmesso qualche info sulla storia di Adele.
      Circa la traduzione, ai tempi chiesi ad una mia insegnante, e mi disse che esistevano solo versioni in francese. Immagino sia ancora così vista la mole dei testi, ma non ho dati certi, perché non li ho mai cercati in italiano.
      In merito ai diritti d'autore, non so bene come funzioni, tuttavia, siccome il film nasce grazie a quei testi, tradotti dopo anni di fatiche nere... mi sembra giusto che abbia pagato i diritti :-)
      Infine, fra la successione cronologica dei fatti avvenuti nella vita di Adele e l'interpretazione filmica di Truffaut, ci sono delle differenze, delle aggiunte, e delle sottrazioni (e non solo in questo film, visto che il regista lavorava così) perché più che la verità dei fatti, è interessato a rendere un'immagine d'insieme. In questo caso specifico, si parla di ossessioni personali trasposte attraverso il suo personaggio, in ogni caso è uno splendido film.
      Grazie per il tuo intervento Cinzia!

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