giovedì 20 novembre 2014

Truffaut definisce la sua arte.

Qualche citazione (a grandi linee, il mestiere delle scimmie, ma a volte aiuta a farsi un'idea)



Buoni o cattivi, i miei film sono quelli che ho voluto fare e solo quelli. Li ho girati con attori -famosi o sconosciuti- che avevo scelto e che mi piacevano. Se un giorno mi si rifiuterà un progetto, andrò a girarlo in Svezia, o anche più in là. So che se tutti i miei progetti personali fallissero, finirei per accettare qualche lavoro su commissione e che il risultato non sarebbe per forza scadente, ma fin qui ho tenuto duro, e mi sono trovato bene.
F. T

Ho mangiato quasi tutti i giorni, ho dormito quasi tutte le notti, secondo me ho lavorato troppo, non ho avuto abbastanza soddisfazioni né gioie [...] Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica, basteranno a fare la mia felicità fino alla morte [...] Ecco tutta la mia avventura. Non è né allegra, né triste, è la vita. Non fisso a lungo il cielo perché quando i miei occhi ritornano al suolo il mondo mi sembra orribile"
F.T.

In fondo racconto sempre la storia di una mancanza, di una frustrazione. I quattrocento colpi era la mancanza di tenerezza, Fahrenheit 451, la mancanza di cultura, il ragazzo selvaggio, la frustrazione della conoscenza.
F.T.

Il cinema mi ha salvato la vita. Se mi sono buttato nel cinema, è probabilmente perché la vita non mi soddisfaceva negli anni della mia prima giovinezza, e cioè negli anni dell'occupazione... Il 1942 è una data importante per me: è il momento in cui ho cominciato ad andare molto al cinema. Dai dieci ai diciannove anni mi sono tuffato nei film: Non ho rimpianti in proposito
F.T

Quando fece il primo provino, J.P Léaud disse davanti alla cinepresa: "mi hanno detto che lei cerca un tipo beffardo, allora sono venuto", Al contrario di Doinel, Léaud leggeva poco, aveva senza dubbio una vita interiore, dei pensieri segreti, ma era già figlio dei media, in altri termini avrebbe rubato più volentieri dei dischi di Ray Charles che dei libri della Pléiade.
F.T

Di J.P.Léaud, Truffaut ha detto: "Mi interessa per il suo anacronismo e il suo romanticismo, è un giovanotto del XIX secolo. Quanto a me, sono nostalgico, la mia ispirazione è costantemente volta al passato. Non ho antenne per captare ciò che è moderno, procedo per sensazioni, ecco perché i miei film, in particolare in Baci rubati, sono pieni di ricordi e tendono a risvegliare quelli di gioventù degli spettatori che li guardano. Una volta terminati, mi rendo conto che i miei film sono sempre un po' più tristi di quanto avrei voluto"
F.T.

Nel '71 ho avuto la mia prima depressione, un esaurimento nervoso che mi portò in una clinca per una cura del sonno. Avevo portato con me un solo libro. Le due inglesi, di cui leggevo qualche pagina ogni volta che mi svegliavo. Cominciai a riempirle di appunti, come quando intraprendevo un adattamento, e a un certo momento, la decisione era presa: lasciare questa maledetta clinica per rinchiudermi con il mio amico Jean Gruault e rimettermi al lavoro
T F

Su Effetto notte:
Le cose si agganciano... come dei vagoni, il racconto procede lungo le rotaie, il pubblico-viaggiatore, non scende dal treno, si lascia trasportare dalla partenza fino al capolinea attraversando paesaggi che non sono emozioni.
F T

"Mica scema la ragazza" è ancora una risposta a l'enfant sauvage, è insieme la stessa cosa e il suo contrario: La selvaggia è Bernadette, ma questa volta ci si schiera contro l'educatore, che è un tipo teorico che non ha capito la vita.
F T


Il maestro de gli anni in tasca è diventato pure lui regista dopo l'esperienza con Truffaut in effetto notte era assistente alla regia sia nel film che nella vita...


L’apparato finanziario e pubblicitario del cinema e il prestigio dei divi sono tali che la critica, anche se unanimemente sfavorevole, non potrebbe mai arrestare la marcia verso il successo di un brutto film dal grosso budget. La critica è efficace solo nei confronti dei filmetti ambiziosi ma privi di grossi divi.




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