sabato 29 maggio 2010

Antoine et Colette (L'amour à vinght ans) 1962

Antoine et Colette, è il secondo film del Ciclo Doinel, di François Truffaut. 



Il ciclo Doinel.

Il ciclo Doinel è composto da cinque film girati nell'arco di vent'anni, fra 1959 e 1979, in parallelo ad altri progetti di Truffaut e di Léaud, l'attore che interpreta il giovane Antoine Doinel, un ragazzino che vediamo crescere sul grande schermo, come accade al moderno Truman (del Truman Show, o come i maghetti di H. Potter, anche se, naturalmente parliamo di tutt'altro)  
Questi sono i cinque film del Ciclo:
  1. Les quatre-cents coups 1959  (I quattrocento colpi)
  2. L'amour à vingt ans: Antoine et Colette  1962 (dopo  "Jules et Jim")
  3. Baisiers volés 1968   (Baci rubati)             
  4. Domicile conjugal  1970 (Non drammatizziamo, è solo una questione di corna)
  5. L'amour en fuite  1979 (l'amore fugge.)
Ho parlato del primo film, "I 400 colpi" in questi due post: 

Antoine et Colette. 
Jean Pierre Léaud, Marie-France Pisier.
Antoine e Colette.

Antoine et Colette, è un corto di 29 minuti appena, girato in bianco e nero, in una sola settimana, nel gennaio del 1962* e l'ha presentato nel luglio del 1962. 

* Nel gennaio del 1962, poco prima di occuparsi di Antoine et Colette, il regista aveva presentato Jules et Jim al grande pubblico, con esiti poco incoraggianti. Le premesse non erano quindi delle migliori.  

Antoine et Colette è frutto di una coproduzione internazionale, voluta dal produttore Pierre Roustang. Il  film prende il titolo di: L'amore a vent'anni, ed è composto da cinque episodi, affidati a registi di nazionalità diverse. Truffaut, nonostante la stanchezza e la delusione per i problemi  che ha riscontrato con "Jules et Jim" e relativa contestazione di tipo moralista (In Francia è vietato ai minori di 18 anni ed in Italia, per un periodo, ne vietano la proiezione), decide di riprendere il personaggio di Antoine Doinel e sviluppa la sceneggiatura (Reperibile in: "Les aventures d'Antoine Doinel", Mercure de France, 1970) in collaborazione con: 
  •  Raoul Coutard: fotografia (Franscope)
  •  Claudine Bouché e Truffaut : montaggio 
  •  Georges Deleure, Musica (Di Yvon Samuel la canzone che accompagna i titoli di testa)
  •  Henri Serre: Speaker.
La reazione del pubblico è ancora una volta negativa. Il film viene ritirato in fretta dalle sale, con grande disappunto di Truffaut, che si pente di essersi limitato a girare un corto. La critica però, trova che il lavoro sia fra i più riusciti e personali del regista ormai maturo e di fama internazionale.

Robert Ingram definisce Antoine et Colette, un film: 
"...Affascinante, intelligente, ben fatto e permeato dalla poetica colonna sonora di Deleure... il film ha tutte le qualità di un eccellente racconto breve: è conciso, asciutto, sostenuto da una ricca vena immaginativa e uno schema evocativo di ripetizioni e variazioni". A suo parere, questo film è affascinante quanto "I Quattrocento colpi"
Il regista ama molto Balzac, che non adatterà mai per il grande schermo, causa timore riverenziale verso il suo genio, ma ne sarà molto ispirato nel corso della sua carriera, a partire dal suo primo film di successo, I quattrocento colpi, dove Doinel dedica a Balzac un altarino, che prenderà fuoco, e prenderà uno zero, cercando di copiare il finale del noto "La ricerca dell'assoluto". Penso anche alla tecnica del ritorno, che, se vogliamo, ricorda una scelta stilistica che Balzac era solito utilizzare. Non da meno, il "ciclo Doinel" segue a grandi linee, le ambizioni di Balzac, alle prese con la sua "commedia umana", opera visionaria, che pone l'autore in concorrenza con l'anagrafe, visto che crea un universo parallelo a quello reale.  
Il ciclo Doinel somiglia in verità, ad un enorme romanzo di formazione, una suite di avvenimenti che ci permettono di  assistere per gradi alla crescita di Doinel, quindi dell'attore che lo interpreta, Jean Pierre Léaud, ed alla sua progressiva educazione sentimentale, che termina con "L'amour en fuite", dove Antoine e Sabine, la sua compagna, si trovano di fronte ad uno specchio, finendo col riconoscersi e col promettersi reciproco impegno a voler vivere la loro storia.  (Gli specchi sono una costante nel Ciclo Doinel. Penso a Les quatre-cents coups, quando Doinel si guarda e si vede frammentato, negli specchi di sua madre. Ne parlo in due post, di cui ho incluso i link.) 

Nel corso degli anni, lo sguardo del regista nei confronti di Doinel, si fa un po' più distaccato rispetto al primo film, ricordando a tatti lo sguardo di un padre che partecipa "dall'alto", alle gioie e alle disillusioni della sua creatura,  Antoine, che nel primo film, viveva come un fratello più giovane, un alter ego. 

Durante le riprese, Truffaut non si avvale di una vera sceneggiatura, e preferisce seguire un canovaccio. 
Ancora una volta, non mancano elementi autobiografici, e la figura di René, l'amico d'infanzia, qui viene appena abbozzata. Il regista si ispira ad episodi della sua vita, ma li modifica in funzione dei suoi intenti stilistici. Truffaut si era innamorato di una ragazza conosciuta alla cinémathèque. Deluso dalla sua perdita, era partito per la guerra in Indocina, finendo nei guai. Nel film, conosce la ragazza in un contesto legato alla musica, non al cinema, ovvero nella Sala pleyel. Lo fa per omaggiare la memoria di sua nonna, che suonava il violino. 
La musica tiene il ritmo, a inizio film, del crescendo di curiosità e sentimenti di Antoine verso Colette, e l'alternarsi di sguardi fra i due, enfatizza ulteriormente il reciproco interesse dei ragazzi, anche se poi, alla fine, il desiderio di lei verrà distrutto dagli errori commessi da Doinel. 

Il film inizia con una voce Off  che recita: "L'amore a 20 anni". 
Siamo a Parigi.
Antoine Doinel si alza dal letto ed apre la finestra, mostrandoci la città dall'alto, non più dal basso, come era accaduto all'inizio di "Les qautre-cents coups". Guardare dall'alto un panorama, suggerisce l'idea di una visione più consapevole del mondo da parte del personaggio che è ormai adolescente. Ha 17 anni, ed ha regolato i conti con la giustizia, si è liberato dalla famiglia, ed finalmente dipende solo da se stesso,  cosa che desiderava sin da quando era ragazzino. 

Nei film di Truffaut, il libro, oggetto-feticcio, non viene ripreso per caso. 
Sul comò di Antoine è poggiato: Il conte di Montecristo, di Dumas. Si tratta di un romanzo sulla vendetta (In tempi più recenti, questo libro l'abbiamo visto in film come "Le ali della libertà", e in "The sleepers", che cita quasi alla lettera una scena del film precedente. Sono due opere, a mio avviso bellissime, che si svolgono quasi interamente in galera, ed il proposito di vendetta permette ai personaggi-vittime, di sopravvivere in cattività. Così è stato anche per Léaud-Doinel? Si suppone di si.)

Doinel, come Rastignac, personaggio di Le père Goriot, di Balzac, sembra lanciare una sfida alla città, che vuole conquistare, senza però riuscirci, essendo il ragazzo, un anti-eroe per eccellenza. Antoine lavora presso la Philips, dove classifica dischi. La sua vita si svolge in modo meccanico, ripetitivo, e la sua passione per la musica gli occorre ad incanalare le sue energie giovanili. Quando incontra Colette, si limita a trasferire su di lei queste energie, diventando paradossalmente sfacciato, arrogante, e così la allontana. 

In comune con "Les quatre-cents coups": 
  • La sveglia che suona nella sua camera. 
  • Il rumore di una macchina da scrivere (nel primo film va in galera perché ne ruba una)
  • La costanza dell'affetto per il suo unico amico d'infanzia, René, che in questo film è molto meno presente, ma che ancora fa parte della sua vita. Li vediamo in un bar e, tramite un Flash Back, il regista ci mostra una scena circa i due ragazzini che fumano a casa di René, durante la fuga di Antoine, nel film "I 400 colpi", suggerendo così la continuità del loro rapporto umano. 
"8 giorni dopo" è il secondo paragrafo del film.
Antoine e Colette sono ormai in confidenza. 
Il ragazzo usa il pretesto dello scambio di libri con lei, per poterla vedere. Per Truffaut, del resto, i libri erano motivo di avvicinamento all'altro anche nella vita quotidiana. La sua idea era che, condividere interesse per un libro, significasse guardare la vita dallo stesso punto di vista, e ciò crea affinità, naturalmente. 
Nel film, capiamo da subito, che Doinel finisce col legare coi genitori della ragazza, molto più che con lei, e questo dipende dalla sue carenze affettive durante l'infanzia. Si pensi alla scena dei pasti, ne "I 400 colpi" per cogliere la differenza fra questi due ambienti familiari. 

Doinel dirà più avanti che per lui l'amore verso la ragazza è praticamente inscindibile da quello verso i genitori di lei (lo stesso farà con Christine e la famiglia di lei, in "Baisers volés" e in "Domicile conjugal"). Doinel si spinge fino a cambiare casa pur di conquistare Colette, ma presto si rende conto che lo spostamento spaziale non comporta una maggiore vicinanza emotiva. L'argomento sarà ripreso nel film "L'amore fugge" quando rivedrà Colette su un treno e si troveranno a parlare del libro scritto da Antoine "Les salades de l'amour". Lei gli farà notare che ha scritto una bugia perché non erano stati  loro a trasferirsi di fronte a casa sua, ma è successo il contrario. Doinel si difenderà dicendo che l'aveva fatto per salvaguardare l'equilibrio della scrittura. In verità, era l'equilibrio degli affetti che cercava di salvaguardare.

Per lei Antoine realizza anche un disco, ed il regista ne approfitta per mostrarci la creazione del disco in tutte le sue fasi. Durante un secondo incontro con René, i due amici parlano delle reciproche difficoltà con le ragazze. René è innamorato di una sua cugina ed ha deciso che le scriverà una lettera. Antoine fa lo stesso con Colette, ma gli esiti saranno opposti. René riceve dalla ragazza un foglio pieno di baci impressi col rossetto. Doinel, che aveva consegnato la sua lettera a mano, di persona, riceve una risposta  fredda e molto chiara. Colette lo considera solo un amico. Infatti, a fine pellicola, lei esce con Albert, suo futuro marito, mentre Doinel rimane a casa coi genitori di lei a guardare un concerto in TV che il ragazzo voleva vedere dal vivo con lei. 
NB: Anche in Jules et Jim, Albert è il nome dell'uomo che si mette fra i due amici, innamorati di Kate.

Questo secondo film del Ciclo Doinel, parla dunque di un adolescente che lavora e vive solo a Parigi, alle prese con un amore non corrisposto da parte di Colette, che lo stima per la sua autonomia, ma che lo vede solo come un amico. 

Perché Antoine fallisce? Lei  era ben disposta in principio. 

Doinel si lascia trasportare dai suoi ideali romantici e libreschi. E' un adolescente privo di esperienze, che nutre un ideale di amore assoluto, e per questo diventa geloso, possessivo, noioso. 
Colette invece, è più matura, più prudente ed anche più fredda. Capisce che la vita non è un romanzo e ne accetta le regole. Doinel non ha trovato il timbro autentico della sua voce e si lascia vincere dalle carenze affettive della sua infanzia, che finiscono con l'enfatizzare e caricare di speranze gli affetti attuali. Ha  paura di perdere Colette al punto da nasconderle i suoi sentimenti, dichiarandosi quando è ormai tardi. Lo fa con una lettera e non a voce. Ancora una volta, la scrittura risulta un'arma inefficace. La morale ultima è che, quando il non detto prevale sul detto, si accentuano le distanze che portano alla separazione.

Chi è Antoine Doinel?  Link ad una breve intervista del 1972 nella quale Truffaut parla di Doinel. 
Truffaut su Doinel, via You Tube (Su you tube, capita spesso che i video vengano cancellati, quindi spero che duri) 

Post rivisto e corretto il 4 giugno 2020. 


2 commenti:

  1. Non ho neanche 40anni. Ho visto i 400 colpi da poco e ne sono rimasto totalmente colpito e ipnotizzato. Incredibile l'energia e malinconia che trasmette questo capolavoro. Vedere questo altro capitolo, anche se breve (L'Amour à vingt ans) Antoine et colette, ha "concluso"piacevolmente la storia cupa che faceva da cornice al giovane Antonie che adesso era indipendente e maturo. Non si può avere tutto dalla vita, quindi la ragazza è stata solo una infatuazione giovanile e per lui, forse la prima. Mai e poi mai esisteranno pellicole del genere.

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    1. Ciao Riccardo, vedo solo ora il tuo commento, quindi scusa se rispondo così tardi. Capisco benissimo il tuo entusiasmo, perché mi è capitata la stessa cosa. Ti consiglio di vedere, qualora tu non l'abbia già fatto, Germania anno zero, di Rossellini, per constatare in che modo, la storia di un ragazzo alle prese con la crescita e con la storia che lo circonda, può essere raccontato in modo diverso. Idem per Zero in condotta, di Vigo, oppure, I bambini ci guardano, di De Sica.
      Quanto all'educazione sentimentale di Doinel, a me è piaciuto molto Antoine et Colette, mentre gli ultimi, li sento un po' più noiosi, forse datati, non so. Comunque meritano di essere visti.
      Ps. Avevo scritto questo post molto tempo fa, così ho approfittato per rileggerlo e per urlare!!! c'erano diverse "imperfezioni stilistiche". Ho provato a rimediare. Grazie ancora per il commento. :-)

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