venerdì 21 novembre 2014

"Amour" di Micheal Haneke 2012

"Tu me tues, tu me fais du bien"  Hiroshima mon amour
Emmanuelle Riva. 

Il solo piacere di chi arriva tardi a certi appuntamenti, consiste nel fabbricarsi fiamme fatte in casa attorno ad un argomento ormai "digerito" ed archiviato dal grande pubblico, come succede per film come questo, che compaiono, sbancano e poi rimangono come sospesi nella mente di chi li vede, per sempre incastrati nella cornice alta della palma d'oro a Cannes, che tutto (o quasi) assolve ed eleva da qui a per sempre, che è il tempo degli dei. 

I Film "entrano" sensualmente in chi li guarda, passando per occhi ed orecchie, subiscono poi un fisiologico e necessario processo di assorbimento durante il quale il già noto si unisce all'ignoto, per alimentare quel che si sapeva e quel che invece ...no. 
Assumere film nel quotidiano, incastrarli nella routine è stato un po' scendere a compromesso, ovvero accettare a voce alta il nostro gusto quasi morboso per "Le vite degli altri". (Giocando coi doppi sensi, In comune con Haneke... Ulrich Mühe, nella foto 
"Le vite degli altri" 2006. Purtroppo l'attore muore un anno dopo.
Con Haneke in tre film:
1992: Benny's video.  (Il secondo film del regista)
1997: Il castello. Adattamento di Kafka per la televisione austriaca.
1996: Funny games  
Compiaciuti guardiamo e, con avidità praticamente erotica, cerchiamo l'immagine e con essa di piacere, e ci preme che dallo schermo arrivi altro, che quelle esistenze misere, gloriose, o "qualunque", siano migliori delle nostre o incredibilmente peggiori, e persino in quelle uguali uguali, intuiamo che qualcosa ci separa, e questa è la finzione, il potere di restringere giorni di vita grigia in un semplice frame, o nell'assurdità di certe didascalie che ricordano i film muti, perché muto è il tempo assente. 
"10 anni dopo" 
...
...e restare interdetti.  
In vita, 10 anni sono l'eternità, l'ossessione della sveglie alle sette, di risvegli più o meno storti, caffè in monocromatica successione di tazze e ambienti, odori,  volti incrociati o persi per sempre, ritrovati, metabolizzati, routine di pranzi e cene ed in sintesi, se qualcuno mai si disturbasse a girare, raramente dal montaggio verrebbe al mondo  un film d'autore. Divago, è chiaro. Mi attengo comunque al titolo, e spiego il mio. 

2012. 

Che succedeva in quell'anno? 
Ripercorrere il calendario che fu, aiuta forse a cogliere il tasso di labilità della memoria su fatti che allora sembravano indimenticabili, e anche la quantità di riferimenti filmici che quasi ogni evento e nome si porta appiccicato addosso.
L'anno inizia all'insegna del naufragio, da intendersi in senso ampio, metaforico e concreto: Costa concordia inscena un copione già visto nella storia dei tempi: Il Titanic, quello di Cameron (1997) per senso epico, e quello reale, nel 1912, che vedeva affondare fra le acque dell'oceano, l'ottimismo della Belle Époque, a un passo dagli Stati Uniti e dalla prima guerra mondiale. (1912-2012, più che date, sembrano ... anniversari? Coincidenze astrali, ovvero...fatali)
Sempre "acquatico" è il dilemma eterno dell'eterno fluire: Le onde, la vita, gli immigrati, il senso ultimo del partire, il viaggio narrato su libri e nei film, e poi nomi come Lampedusa, che da soli evocano un mondo di anime sommerse disposte a caso e senza pace nei fondali. Sopra è identico, perché si vaga ugualmente senza pace, stipati, e sperando di non morire. 

Nel 2012 come da copione, muore molta gente qualunque, di cui nessuno narrerà il finale, altra storia per i divi, e per chi ha aggiunto una virgola alla storia del mondo, e le ragioni di tutto ciò suonano ovvie e comprensibili.  
Withney Houston (48), Lucio Dalla (69), Donna Summer (63)Antonio Tabucchi (68),Ray Bradbury (91)Oscar Luigi Scalfaro (93), Renato Dulbecco (98), Rita Levi Montalcini, a 103 anni di grazia e sapere, Neil Amstrong (82), Micheal Clarke Duncan (54) il grande uomo de "il miglio verde" John Coffey... che si pronuncia come la bevanda, ma si scrive diversamente. 

In politica: Elisabetta II celebra 60 anni al trono del Regno Unito, Putin viene eletto per la terza volta in Russia. In Francia si "osa"col socialista Hollande, in USA, Obama viene riconfermato. Quanto a noi, a dicembre Monti si dimette, in un drammatico passaggio di agonie. 
E anche... 
Nobel per la pace all'Europa, la speranza... ce ne fosse! ...
Non posso non citare...il bosone di Higgs e La curiosa particella di Dio ( Angeli e Demoni ... a film.)
Infine le stragi che sono l'orrore della mente, e l'orgasmo dei media: 
punita quella di Oslo (77 vittime. 22 anni di galera, prolungabili all'infinito) ed impunibile quella americana del Connecticut, perché il matto, dopo aver ucciso 20 bimbi e 6 adulti dentro una scuola elementare, si è suicidato.  
Questa la fonte delle notizie riportate. Ce ne sono altre naturalmente. 

Tornando a noi, cioè al cinema: Cannes 2012. 
Palma d'oro per Amour. 
Gran premio della giuria: Reality di Garrone.
Presidente di giuria: Nanni Moretti. 
Poster del festival: Omaggio a Marilyn Monroe a 50 anni dalla sua morte.
... Eccetera... 
"Amour"
Micheal Aneke 
Palma d'oro a Cannes 2012 


Regia: Micheal Haneke nato il 23 marzo 1942 a Monaco di Baviera. -72-
Figlio d'arte (Attore e regista il padre, attrice la madre), si laurea a Vienna in filosofia e psicologia.
Inizia con la critica, come fu per i registi della Nouvelle Vague, poi lavora in televisione.  Nel 1989 il primo film. Lui è il tipo che, alla presentazione di una proiezione che lo riguarda, augura al pubblico una visione "Mentalmente irritante". Dice no al cinema fatto di risposte preconfezionate, rassicuranti e dal ritmo dinamico, collaudato al botteghino. Ad esso preferisce un film in cui le domande lasciano spazio a risposte individuali. Chi è il vero responsabile degli strani fatti che accadono nel penultimo "Il nastro bianco?" Non lo sapremo mai in modo chiaro ed oggettivo, ed è lievemente frustrante, non meno di quanto lo siano i fatti di Cogne o altri fatti di cronaca in cui il colpevole è intuibile, ma nega pertanto il dubbio resta.
Afferma il regista -lo dico a parole mie- che se il romanzo ha accettato la sua emancipazione, dunque l'impossibilità ovvero l'ingenuità che sta nel pensare di raccontare la vita in modo compiuto, certo cinema fatica a seguire lo stesso percorso. 
"Film is 24 lies per second at the service of truth, or at the service of the attempt to find the truth."
“Un film è 24 bugie al secondo al servizio della verità, ovvero al servizio del tentativo di trovare la verità”
...
Subito dopo precisa che la "verità" è un concetto per lo meno aleatorio. 

Per strano che appaia Haneke è un regista francese, anche se parla tedesco. 
Juliette Binoche è stato il suo punto di incontro con la Francia.
L'attrice lo contatta per eventuali collaborazioni, e così, quasi per caso, il nuovo secolo segna per lui un cambio di direzione. Motivo? Semplice; in Francia esiste un pubblico appassionato a questo genere di opere, di conseguenza, esistono produttori, attori "giusti" e così via. Penso a qualcosa che ha detto François Truffaut  e che ho letto di recente: 
Buoni o cattivi, i miei film sono quelli che ho voluto fare e solo quelli. Li ho girati con attori -famosi o sconosciuti- che avevo scelto e che mi piacevano. Se un giorno mi si rifiuterà un progetto, andrò a girarlo in Svezia, o anche più in là. So che se tutti i miei progetti personali fallissero, finirei per accettare qualche lavoro su commissione e che il risultato non sarebbe per forza scadente, ma fin qui ho tenuto duro, e mi sono trovato bene.
F. T -Link al post- 
Haneke ha fatto lo stesso... e la sua Svezia, è stata Parigi, dove approda, dicevo, nel 2000, con "Storie" in italiano e in francese: "Code inconnu, recit incomplet de divers voyages". 

Questi i titoli dei suoi film: 
Il settimo continente. 1989. 104 min. 
Benny's video. 1992. 105 min.
71 frammenti di una cronologia per caso.  1994. 96 min.
Il castello. 1997. 123 min. Adattamento di un romanzo di Kafka, per la televisione austriaca.
Funny games 1997. 103 min.. Remake nel 2007 in USA (108 min)
Storie.  2000. 117 min. palma d'oro a Cannes. 
La pianista 2001 130 minAdattamento di un romanzo di Elfride  Jelinek (Nobel lett. 2004)
Il tempo dei lupi 2003. 114 min. (1968 "L'ora del lupo" Brergman) 
Niente da nascondere 2005 120 min. 
Funny games. Remake 2008. 108 min.
Il nastro bianco. 2009. 144 min. Bianco e Nero. Palma d'oro a Cannes. 

Amour 2012.  Palma d'oro a Cannes 
                        Golden Globe come migliore film straniero. 
                        Oscar come migliore film straniero.  
                        BAFTA awards: Migliore film straniero... e molto altro. 

Tre Palme d'oro, non sono esattamente la regola nella carriera di un regista, ed a confermare il suo talento, ci sono gli altri premi ugualmente prestigiosi. Quanto a me, lo stimerei anche se a Cannes gli avessero tirato i sassi. 

Frame dal film. Anne (E. Riva) suona il pianoforte.
In sintesi estrema: Nel film si narra di una storia d'amore fra due persone mature. 


Cast: 
Anne: Emmanuelle Riva
Georges: Jean-Louis Trintignant 
Eva: Isabelle Huppert
Geoff: William Shimell


Anne: Emmanuelle Riva, a tutti nota per Hiroshima mon amour 1959 di Alain Resnais sceneggiatura di Marguerite Duras- e nello stesso anno, Kapo, di Pontecorvo- gira Amour quando ha 85 anni ed è, a mio avviso il suo il ruolo più difficile ed intenso. 
Alla fine di alcune scene, è sconvolta, e le serve del tempo prima di tornare in sé. Il regista le ricorda più volte che è "solo un film", e lei concorda, ma le risulta difficile tenersi fuori da un personaggio come quello di Anne, a 85 anni. E' così brava da farci dimenticare di essere un' attrice, precisa il regista. Quanto a lei, in merito ad Amour: "Tutto ciò è fragile, come la vita". Il pubblico afferma che vederla recitare aiuta a risolvere quesiti in merito alla bravura degli attori che quotidianamente affollano gli schermi di ogni dimensione. 

Georges: Jean-Louis Trintignant, ai tempi ha 82 anni. Lo associo istintivamente al clacson assordante di Gassman nel film: "Il sorpasso" di Dino Risi 1962, ma allora l'attore, aveva già al seguito più di dieci film, a partire dal noto "E Dio creò la donna" di Vadim -1956, con una provocante Brigitte Bardot, allora moglie del regista. 
Tristemente note le sue vicende personali. Nel 2003 muore la figlia Marie, nata da seconde nozze nel 1962, in seguito a lesioni per percosse inferte dal marito, il cantante dei Noir Désir. 
Il suo ultimo film risale al 1998, e con Haneke aveva lavorato per "il nastro bianco" nel 2009, al quale ha prestato la voce Off della narrazione, voluto dal regista per via del timbro di voce dell'attore, universalmente riconoscibile, tuttavia, i due non si erano ancora mai incontrati. 
L'attore riferisce che, letto il copione, temeva l'effetto patetico, infatti non riesce a decidersi sul da farsi. A convincerlo è la produttrice, che insiste molto. D'altronde, il regista, ispirandosi ad una realtà autobiografica relativa a sua zia, che aveva tentato il suicidio, pensa questo film quasi appositamente per Trintitgnant, di cui desidera esplorare le capacità interpretative. Racconta durante un'intervista allegata nel "Making off" del film, di aver sofferto un po' durante le riprese, perché proponeva dei modi di dar vita al personaggio che il regista rifiutava, costringendolo a rifare la scena molte volte, fino a che otteneva quel che aveva in mente. Comunque, alla fine è rimasto più che entusiasta del film, e non esita a definirlo il miglior regista col quale abbia mai lavorato. 

Eva: Isabelle Huppert, già Anne Laurent, nel film: "Il tempo dei lupi" 2003, e prima: Erika Kohut, nel film "La pianista" 2001, per il quale è premiata come migliore attrice protagonista. Nel 2009 incrocia il regista a Cannes, per "il nastro bianco", che riceve la palma d'oro (Qualcuno ha avuto da ridire sul fatto che lei era la presidente della giuria quell'anno. Ho visto il film proprio ieri sera, e lo trovo degno di nota e altro rispetto a "Bastardi senza gloria", ugualmente interessante, e non per forza minore. I premi sono solo convenzioni quando due o più lavori meritano lodi, per motivi diametralmente opposti, come in questo caso.)  Nel film Amour, lei interpreta il ruolo della figlia dei due ex insegnanti di musica in pensione. E nelle rare ed accurate sue apparizioni nella casa, assiste da testimone esterno e praticamente impotente, al declino dei suoi genitori. Lei è la forza "razionale", ma la coppia è fatta di due persone, e neppure la figlia in questo caso, è troppo libera di entrare.

Notavo, ma forse è solo una coincidenza, che nel suo primo film: "Il settimo continente" i personaggi principali sono tre, e si chiamano come in questo caso: Anna (La madre), Georg (il padre) ed Eva (la figlia, che in quel caso inventa problemi alla vista, e l'occhio in primissimo piano, mi fanno pensare a Buñuel e al bisogno di vedere le cose con un'altro sguardo). 
Anche nel film "il settimo continente" ci sono porte sigillate, e morti autoindotte, ma le ragioni sono diverse. La Huppert inoltre, richiama per forza di cose il film nel quale recita il ruolo di una pianista di conservatorio, ed insegnante. Mi sembra che l'incontro con l'allievo a casa dei due, quando Anne chiede al ragazzo di eseguire un pezzo di Beethoven che gli era ostile, ricordi qualcosa della freddezza della Huppert nell'altro film. 

Geoff: William Shimmel interpreta la parte del marito della Huppert.

Alexandre Tharaud link al suo sito.
Prima che attore è un pianista conosciuto. Viene scelto perché sa suonare, anche se nel film, ogni musica viene interrotta subito, o prima della fine. Il primo titolo che aveva in mente era: "La musique s'arrète" (La musica si interrompe) perché è questo che in pratica accade ai due, poi sceglie il titolo "Amour" e precisa che il film non ha intenti di compiacimento per questioni geriatriche, ma, come dice il titolo, racconta la difficoltà di amare l'altro, di saperlo in difficoltà senza poterlo aiutare.           [ Presidente a Cannes era Nanni Moretti, che in questo film ha ritrovato un patto fatto con sua moglie Susi in caso di necessità.]

Il film ha una struttura circolare, inizia infatti dalla fine. e anche i personaggi si muovono come animali in gabbia seguendo percorsi sempre simili e circolari.  
Dei pompieri forzano la porta per entrare, e poi inizia la storia dei due. Straordinario che, verso la fine, si dimentichi di aver già saputo del finale, e ci si aspetti qualcosa di indefinibile. La loro storia "da vivi" è raccontata a partire dall'oscurità di un teatro, nel quale riconosciamo i due che ascoltano un concerto, presto interrotto (come già detto), poi l'autobus, e poi la casa, che è tutto lo spazio occupato dai due. La stanza come luogo interiore, e anche trappola in caso di malattia. Nel setting, Haneke ricrea l'ambiente della casa dei suoi genitori. Si tratta, dice il regista, del film più personale che abbia mai girato, e quindi non vede l'ora di finirlo (Ricorda Truffaut con "I 400 colpi"). Dice anche che, terminato un progetto, poi non ci pensa più, se non per le interviste. 

Straordinaria sobrietà e perfezione, la scena della colazione, quando di due capiscono che lei ha un problema. Riva vorrebbe piangere, ma il regista non lo permette per evitare di scivolare nel patetico. I due "resistono" ciascuno a suo modo, a questa novità che irrompe nella loro vita e che, in parte, per età, devono aver preso almeno in considerazione. 


Durante le prove. 

A seguire, la consultazione medica, la solita ricorrenza statistica che sta dalla loro. Sono benestanti, quindi è presumibile che  non si siano accontentati di medici qualunque, ma di eccellenze. Tuttavia, le statistiche sono  illusioni quando osservate dal singolo perché, se il 98% delle persone ce la fa, è bene non dimenticare il 2% che rimane. 
"Questa volta l'ho preso, ma l'ho liberato" 
La finestra è la sola via di fuga in questa casa che appare blindata, nonostante la serratura, in principio, fosse stata forzata, e dunque li esponeva ad un rischio. 

Vediamo Georges che si affaccia a prendere aria, Anne che prova invano a saltare, la pioggia che entra, e poi un piccione. Quando scrive la sua ultima lettera, dice che questa volta l'ha liberato, e se anche il regista si limita a dire che forse il solo motivo per cui il piccione è entrato in quella casa è che a Parigi ce ne sono molti, è quasi impossibile evitare il parallelo con la moglie che "ha provato a volare". 
Ugualmente splendida la scena dell'incubo di lui, e quella della badante. 
Potrei continuare ancora per molto, ma sarebbe abusare della bellezza e ridurla a parole che, per quanto entusiaste, non renderebbero giustizia a un film da vedere. Difendetelo se qualcuno lo ridurrà alla storia di una vecchia che muore malata, perché è un film che si chiama Amour, e questo sentimento si respira, fino alla fine, ma al netto da ogni romanticismo, sfiorando tematiche molto complesse, pur nella loro estrema sensibilità e semplicità. Penso sempre in questi casi al titolo di un film che purtroppo non mi è parso all'altezza delle aspettative che prometteva, ovvero: "Quando nasci, non puoi più nasconderti", eppure è questa la tendenza promossa ad oltranza, nascondersi, dimenticare la nostra natura così che, a tempo debito, ci colga di sorpresa e soli. Preferisco accendere la luce, perché aiuta ad avere meno paura. Grazie Haneke per questo magico film. 

Micheal Haneke. 


Allego qualche riferimento via you tube, finché rimarranno on line ovviamente. 

Haneke: successo serie tv è ottima notizia dagli effetti imprevedibili

Tradotto in italiano. Dura 7 minuti e 25. 
Qui si parla francese, tedesco ed inglese. durata 56 minuti circa. 
tedesco con sottotitoli in inglese. Dura sui 7 minuti. 

Michael Haneke - My Life (2009/Arte)

Tedesco, sottotitoli in inglese. Dura circa 50 minuti. 


TRAILER italiano.



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