mercoledì 26 novembre 2014

Allacciate le cinture -2014-

Premessa necessaria: Approccio semiserio e ben oltre lo spoiling. 
Ho visto l'ultimo film di Ferzan Özpetek sulla fiducia,  senza avere idea del tema trattato, complice il refrain musicale di Rino Gaetano, che vale da solo un dieci e lode. -link "A mano a mano"
 Kasia Smutniak per altro, è stata la "compagna" di Gaetano, in un brutto film per la televisione ben recitato (parere diffusissimo), è stata anche la compagna dello sfortunato Taricone, e Francesco Arca un po' tanto lo ricorda. Che sia un omaggio a lui? Se fosse perdoniamo il regista per eventuali mancanze. 

Mi è parso interessante l'inizio del film, che associavo al titolo, dunque mi aspettavo che qualcuno morisse di incidente -nei suoi film un morto, facciamo due, vanno messi in conto-
La pioggia forte che rimbalza dal selciato a sampietrini,  quei passi "precari", esposti al rischio di scivoloni, e poi la fermata dell'autobus che mi evoca la scena di un teatro che contiene a fatica tutti i suoi personaggi, ammucchiati come sardine. Immobili.
La telecamera li riprende dal basso dei piedi, per poi salire fino ai volti e trovarli statici, freddi come il clima. Corali. Ancora una volta ho l'impressione di un sipario che si alza sulla giungla urbana, e come inizio, dicevo, non mi dispiace affatto.
Al gruppetto già costipato, si aggiungono altre persone, di diversa etnia, e fu subito ... razzismo! Della anziana bianca sulle nere africane, della giovane italiana contro il giovane che ce l'ha con le nere, e difende "la vecchia", la quale si offende per tale definizione, e così via, in un crescendo di intolleranza, ovvero cose fresche ed attuali chez nous.

La ressa per futili motivi è molto verosimile. Mi ricorda istintivamente "La finestra di fronte" (sempre suo, del 2003) quando la tipa dice al marito che uno che picchia la moglie l'ha chiamato "negro" e quello parte e bussa alla porta dello sfortunato per regolare i conti.
Ad un passo dalla scontro fisico, un macho man (che pare derivi da un talent di Maria De Filippi), e Kasia Smutniak. Lui vuole rimetterla al posto suo con due sberle, e lei non ne ha paura. Tensione? non troppa, la sensazione del teatro di cui prima, permane. Lui se ne va sotto la pioggia, o chissà che succede, e lei lo guarda allontanarsi.
Si avverte a vista l'eco della leggenda secondo la quale "due opposti si attraggono", che di lì a poco il ragazzo farà notare alla ragazza senza alcuna giustificazione psicologica o semplicemente logica. Avviene. Punto.
E poi diciamolo, lui sarà pure arrogante, ma è ben fatto, e lei, idem, e il colpo di fulmine ti prende così come viene. Se fossero romanzo, si chiamerebbero: "Orgoglio e pregiudizio", ovvero Darcy ed Elisabeth. Qui lui incarnerebbe i pregiudizi e l'orgoglio, lei l'orgoglio ... e il pregiudizio.
Le dinamiche del film iniziano a svolgersi davanti ad un improbabile bar "tarantola" -sappiamo tutti che fa la tarantola se ti punge!- dove i camerieri sono pagati a percentuale, pertanto hanno tutto l'interesse a farsi 23 ore al giorno di lavoro. Da ex cameriera posso garantire che quelle immagini non suggeriscono niente della fatica lamentata dalla protagonista.  Altra incongruenza: Presente Grey's Anatomy, noto serial fra medicina e santità, nel quale mentre i dottori salvano il mondo da malattie allucinanti, hanno anche molto tempo per tessere storie d'amore e questo senza mangiare quasi mai, dormendo appena mezz'ora a settimana, soprattutto... senza un grammo di occhiaia? Così non è per Carolina Crescentini, che invece ha gli occhi scavati, e pare provata dalle estenuanti notti di sesso col nuovo fidanzato, ed il lavoro.
Il Gay in un film di Ozpetek sta come un velo sul confetto, e non è certo un "problema", al massimo una costante, e forse, potrebbe avere un sapore di déjà vu.
A questo punto inizia l'intreccio vero e proprio, ed è parecchio romanzato, dunque ai limiti del fastidioso (per me, ovviamente)
Con tutti gli esseri del pianeta, la Crescentini sta col tipo della fermata, come nella fiction di Beautiful, in cui tutti si accoppiano fra di loro, manco abitassero su un'isola deserta. Il mondo è piccolo, altro luogo comune.
Presentato ai conoscenti viene fuori che il "manzo" non piace a nessuno degli amici di lei, molto altolocati, e se lui è razzista, loro hanno una cameriera di colore (e stride il pensiero che Kasja, la cameriera, stia con uno che a casa ha ... la cameriera!). Non può mancare il rito della cena collettiva.
Quasi tutti nel film sono mediamente benestanti, sicché si fa fatica a concepire il lavoro "modesto" della protagonista, e soprattutto, si fatica a capire il senso dei suoi sguardi da cerbiatta per la giovane dottoressa laureanda che va a prepararsi per gli esami proprio al bar tarantola e lei, neanche il destino le stesse suggerendo che un giorno... la coccola parecchio!
Potrebbe farlo anche lei, se lo volesse. Studiare intendo, infatti di lì a poco, con soldi piovuti dal cielo e mutui vari, rileva un locale con l'amico gay, quindi il vil denaro non è poi questo problemone. Intanto rivede il meccanico che grezzo è grezzo, e razzista pure, non manca di antipatia, ma è DISLESSICO, e questo basta ad umanizzarlo, a tirare fuori dalla donna l'aspetto mamma barra infermiera, e fu subito amore, amore sessuale, il più incisivo, si direbbe.  -Mi ha fatto pensare a "Tutta colpa di Freud" ovvero a una delle tre sorelle che sceglie il sordo muto, però quel film si voleva leggero e ci è riuscito.
Ai limiti dello schematico:
I relativi fidanzati telefonano all'unisono,e all'unisono i due, clandestini su una splendida spiaggia -acqua come la pioggia di inizio film- non rispondono, e sorridono di quei disgraziati che li cercano i quali, ma che lo diciamo a fare? Sono tutti insieme davanti a quello che sarà il nuovo bar.
Poco prima della curva, andando al mare in moto, i due hanno incrociato un Suv, e lui ha mandato affanculo il conducente. Era nientemeno che il destino. A saperlo!
Il cambio delle coppie, viene svelato solo alla fine, quando Kasja invita l'amica per dirle del tizio, e lei confessa che va col suo fidanzato super ricco.
Ridono, e come nelle favole, tutto si sistema, sarà verosimile? C'è sempre chi si fa male nel concreto, e anche qui in effetti... la zia, la sauna,  un giorno tutto spasso con la nipote e, fra le tante cose... massì! facciamoci uno screening al seno, e questo basta a capire, in ampio anticipo sul finale, che lei morirà di cancro, perché alla regia c'è Ozpeteck e dunque non c'è film senza morto.
Il sottotitolo di "allacciate le cinture" - Collegato all'incrocio di SUV-moto, alla vita e relativi incidenti (in una metafora non troppo elaborata, dunque banale) potrebbe essere: "Carpe diem, prima che diem carpa a te" come recitava il noto slogan. Infatti, dice la tizia in ospedale, quando esco di qua, chiunque mi piace me lo scopo. E io penso a la finestra di fronte, quando la moglie del ragazzo di colore dice alla Mezzogiorno: Ti piace, scopatelo, levati il prurito, e poi torna a tuo marito... Quanto alla nostra, non ne uscirà viva, lo sanno tutti!
A Luisa Ranieri spetta il ruolo della macchietta napoletana, la prostituta/parrucchiera (cliché!) che si scopa il marito di Kasja, ma non disdegna di farle la parrucca visto che ha il cancro! e vissero tutti -quelli che vissero- felici e contenti, o per lo meno, sessualmente appagati. 
La nostra, non è gelosa, ma di ché? l'ha sempre saputo che il padre dei suoi due figli non se lo sa tenere nei pantaloni. In effetti, grezzo era... e grezzo è rimasto. Si deduce che, affinché una coppia funzioni, basta che funzioni fra le lenzuola, e magari è vero. Non mi intendo.
Fra le scene più insopportabili, quella (affatto verosimile) dello screening di cortesia. La vita va altrimenti, e il risultato te lo danno seduta stante. Insopportabile entrare con lei nella sala della chemio, perché questi sono tempi estremamente sofferti per le più svariate ragioni, e stando alla statistica, la cattiva notizia è che uno su due ha il cancro, quella buona è che:
1_ Non è detto sia tu.
2_ E se fossi tu, con la chemio siamo abbastanza avanti. Ci sono speranze. In un momento di scazzo, Kasia dice al medico "cosa siete voi, senza di noi?" Intelligente sarebbe stato fare la domanda opposta. Certo che si muore comunque, ma ha senso finirsi lì dentro quando è chiaro che è troppo tardi per tutto? L'uovo o la gallina? Domande universali e ridicole, dunque è auspicabile che uno debba scegliere solo se e quando tocca a lui. Mettiamola così, oggi non ero pronta per affrontare una chemio, e quel bastardo di Rino Gaetano che mi ammalia in ogni situazione, mi deve un  biglietto.


A mano a mano ti accorgi che il vento
ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso
La bella stagione che sta per finire
ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore
E a mano a mano si scioglie nel pianto
quel dolce ricordo sbiadito dal tempo
di quando vivevi con me in una stanza
Non c’erano soldi ma tanta speranza
E a mano a mano mi perdi e ti perdo
e quello che è stato mi sembra più assurdo
di quando la notte eri sempre più vera
e non come adesso nei sabato sera
Ma dammi la mano e torna vicino
può nascere un fiore nel nostro giardino
che neanche l’inverno potrà mai gelare
Può crescere un fiore da questo mio amore per te
E a mano a mano vedrai che nel tempo
lì sopra il tuo viso lo stesso sorriso
che il vento crudele ti aveva rubato

che torna fedele, l’amore è tornato per te


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