domenica 24 ottobre 2010

Domicile conjugal (non drammatizziamo, è solo una questione di corna) 1970

Antoine e Christine, che nel film "Baci rubati"  abbiamo lasciato per la via, fidanzati. Li ritroviamo qui, sposati, a letto, che leggono libri diversi prima di addormentarsi. Noto ora che l'anello matrimoniale, anche detto "fede", lui non lo indossa, il che è doppiamente simbolico visto che legge un libro sulle donne giapponesi, e la sua prossima amante sarà proprio giapponese. Lei invece legge un libro su Nureyev e indossa ben due fedi.  

Domicile conjugal è il quarto film del ciclo Doinel. Realizzato nel 1970, lo stesso anno di "l'enfant sauvage", [adattamento di un saggio di Jean Itard del 1806, sui progressi pedagogici di un ragazzo ritrovato nella foresta e educato con metodi se vogliamo, discutibili... Questo film Truffaut lo dedica a Léaud/Doinel e le ragioni sono facilmente intuibili, ma lo vedremo meglio a suo tempo]

Dopo "Baci rubati" non pensa a un seguito per il ciclo Doinel, si da infatti a "la sirène du mississipi" [adattameno di "waltz into darkness" di William Irish. Un noir che legge mentre gira "la sposa in nero", uscito nel '67 e a sua volta, frutto di un adattameno di Irish. Ricordo anche che nel film "Baci rubati" vediamo una scena in cui Doinel legge Irish, e questo funge quasi da "presentazione" del prossimo film]
Langlois però lo esorta a riprendere in mano il destino di Antoine Doinel "Bisogna assolutamente vederli sposati", suggerisce. Il tema è dunque -evidentemente- la vita matrimoniale, il suo "domicilio coniugale". L'occasione per un primo figlio "Alphonse" e un primo tradimento (La giapponese). E' il film dell'educazione al conformismo.
Il film inizia con una insistenza quasi voyeristica sulle gambe di Claude Jade (ai tempi, compagna di Truffaut) che recita la parte di Christine Darbon/Léaud. La ragazza ha un violino in mano (è una musicista) e si ferma a comprare frutta e poi una rivista, ed in entrambi i casi corregge i suoi interlocutori che la chiamano "mademoiselle", perché lei è sposata "No, pas mademoiselle, madame". Antoine (J. P. Léaud) e Christine sono sposati da poco. Antoine per lavoro tinge fiori e li vende nel suo negozio, nel cortile del caseggiato in cui vive con la moglie (Lei da lezioni di violino ed è alle prese con clienti insolventi). Le tinture di Antoine a volte non riescono, così il ragazzo decide di cambiare lavoro. Viene assunto per un malinteso (uno scambio di lettera di presentazione) in una grande impresa americana. (il suo inglese è piuttosto maldestro, proprio come ai tempi di "I 400 colpi" quando René non riusciva a pronunciare "Where is the father"). Il suo nuovo lavoro consiste nel manovrare battelli in miniatura che galleggiano in una vasca del parco (come un gioco per bambini). Nasce il primo figlio della coppia. Christine vuole chiamarlo Ghislain, ma Antoine lo registra come Alphonse. (da cui: prime liti).
Un giorno a lavoro conosce una bella giapponese e s'invaghisce del suo fascino esotico (come diceva Flaubert in merito al bovarismo: l'oggetto del desiderio, per essere tale, deve necessariamente essere "altrove").  Tradito ancora una volta dai fiori, nei quali la sua amante aveva incastrato messaggi d'amore che fuoriescono dai fiori quando questi si schiudono, Doinel è scoperto dalla moglie e si separano. Deve così abbandonare il domicilio coniugale. Antoine si stanca presto dell'avventura esotica, così torna dalla moglie.
Epilogo: "un anno dopo", lui urla perché lei non è ancora pronta, e le butta la pelliccia e la borsetta per le scale, Lei lo raggiunge di corsa e sempre sulle scalem incontrano una coppia di vicini che a inizio film avevamo visto nella stessa situazione, i quali affermano: "Ora si amano veramente".

Nell'ultimo film del ciclo "l'amour en fuite" troviamo diversi Flashback sui film precedenti inerenti la vita di Antoine, e la cosa contribuisce a fare del film un racconto ricapitolativo. In "domicile conjugal" invece, il film è ricco di citazioni di altri suoi film. Alcuni esempi:

  • Antoine da un nome ai due seni della moglie "Don Chisciotte e Sanco Panza". La cosa ricorda "Jules et Jim", dove i due attori si sentivano anche loro personaggi di Cervantes.
  • Christine dirà di Antoine "con lui non mi sono mai annoiata". Idem per Franca di "La peau douce".
  • Vediamo la foto di Jeanne Moreau sulla copertina di una rivista che legge Antoine. (attrice protagonista di: "Jules et Jim" e di "la mariée était en noir")
  • Il dialogo telefonico fra Antoine e la moglie ricorda molto quello di "la sirène du mississipi"
  • Come in "les 400 coups" Antoine smarrisce la lista della spesa, e per questo i due coniugi mangiano gli omogeneizzati del figlio (rischiando che il bimbo rimanga senza!)
Il film è in linea con "Baci rubati" anche per lo stile", fatto da improvvisazione (che anche qui ha un grande ruolo) e attraverso interviste sui luoghi nei quali ambienta le sue scene (tipo i vari Bistrot). Lo fa per dare un valore di autenticità al tutto.
Il cortile per esempio, rimanda a una idea di vita quotidiana che è ben restituita, tanto da risultare un punto di forza del film. Luogo sociale per eccellenza, è qui che le diverse tipologie umane si incontrano (a volte si scontrano) e rappresentano quella che Balzac chiamerebbe "la commedia umana". Vediamo in azione personaggi variopinti (come in Baci rubati) che compiono riti scadenti e monotoni, tali per cui, la vita finisce con l'essere sempre uguale a ste stessa.
Questi personaggi sono rappresentanti di una piccola borghesia cittadina che vive mediocremente fra qualunquismo e ipocrisia. Il regista prova simpatia ma anche commiserazione verso di loro. Non manca qualche accento polemico, e deforma alcuni tratti, ad esempio la cameriera ossessionata con Doinel, o il vecchio autosegregatosi per la sconfitta del maresciallo Petain, o anche il cantante d'Opera sempre in ritardo e in lite con la moglie, e anche lo "strangolatore", un tizio misterioso visto da tutti con sospetto, finché non scoprono che è un attore, e per questo si conquista l'immediata simpatia del "volgo".

Insomma, riflettendo sugli ambienti del film, notiamo che essi passano dal colore/calore del cortile, della strada, all'ambiente asettico del lavoro di Antoine, fra modellini di battelli (la cosa ricorda "Play time" di Tati per via dell'universo de-umanizzato che racconta). Più in generale, fra Antoine e gli ambienti circostanti, si indovina  una sostanziale estraneità. Come per alcuni dei suoi fiori, lui non riesce a "tingersi", rimane bianco, neutro. Non ha grandi amici, non litiga praticamente con nessuno, non ha idee politiche, tutto gli è indifferente, anche se lo vediamo prendere seriamente cose in fondo stupide, perché é un uomo inconsapevole, passivo. 

Film della commedia degli equivoci, un film sui problemi legati alla comunicazione fra le persone.
  • Il primo equivoco è quello relavito alla sua assunzione, dipesa dalla lettera di raccomandazione di un altro (che in quel momento era andato in bagno). Sulla lettera c'è scritto che il candidato ha familiarità con la lingua di Shakespeare, ma il colloquio fra i due sembra un parlare fra sordi. "Do you read newspapers?" Chiede l'intervistatore, l'altro risponde che preferisce la poesia alla prosa. [ Gia nel film "I 400 colpi" la difficoltà di pronunciare l'inglese era servito a Truffaut per sottolineare l'assenza di significato. "Where is the father?" chiedeva il professore, e il ragazzino interrogato non sapeva pronunciare la parola "Father", perché, a livello simbolico, il padre nella vita del regista, quindi del personaggio, non c'è. E questo vale anche per René, suo amico alla lavagna, e il film ci dimostra il motivo di questa riflessione quando Antoine, fuggito di casa va a stare da René e suo padre sembra un automa. Del tutto anaffettivo, non buono, non cattivo, semplicemente assente.]
  • il secondo equivoco: La lettera di ringraziamento al senatore grazie al quale la linea telefonica a casa Doinel è stata allacciata con anticipo rispetto ai tempi standard. Antoine non vuole scriverla questa lettera, si sente superiore, "onesto" è sua moglie che insiste. Certo poi, con la storia dei fiori che sbocciando lasciano cadere biglietti d'amore di Kyoko, scopriamo che Antoine non è affatto onesto come ama pensarsi.  Eppure, Antoine dice alla moglie che non ha motivo per essere gelosa, giacché la sua amante incarna "un altro continente" [ nel '71 mette in scena "due inglesi e il continente" di Roché]. Come già era successo con la Tabard nell'altro film, Antoine è tentato dall'evasione. Solo che li i biglietti d'amore favoriscono l'unione, qui sono motivo di crisi sia con la moglie che con l'amante "vai a farti fottere" è l'ultima cosa che Kyoko gli scrive! (e usa il giapponese, come a sottolineare l'impossibilità di una qualsiasi forma di comunicazione fra i due.)
  • il terzo equivoco riguarda la lettera dall'ufficio anagrafe attraverso la quale Christine scopre che suo figlio si chiama Alphonse e non Ghislaine come lei credeva/voleva.
La prima vera novità del film, o per lo meno del rapporto fra Antoine e la scrittura, sta nel fatto che qui il ragazzo scrive un romanzo autobiografico, per questo motivo abbandona la pratica epistolare (che possiamo considerare come un tirocinio di scrittura, in vista della sua nuova vocazione di romanziere)
Quindi la lettera d'amore è svalutata e, al suo posto, troviamo solo scritti di tipo "sociale" e ufficiale (come abbiamo appena visto)
La scrittura però si risolve anche in parodia, come per i messaggi incastrati nei fiori (per altro, bellissima scena!)
Più in generale, si tratta di un film che sottolinea la difficoltà di comunicare con lo straniero:
Il capo di Antoine è americano
La sua amante è Giapponese
Ma anche con sua moglie, coetanea e conterranea...sorella, amica, quasi madre...il rapporto d'amore non è realizzabile. Dice infatti Christine prima di partire col taxi "Avrei voluto essere anche tua moglie"

Claude Jade. Intervista al cinéclub 2001.
Allego una bella intervista a Claude Jade del 2001, ancora bellissima (ma come fanno queste francesi ad essere così charmantes??) che racconta come ha incontrato Truffaut, cioè mentre recitava a teatro per "Enrico IV". Si era molto invaghito per lei, tanto che si era parlato di nozze...

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