giovedì 18 novembre 2010

L'amour en fuite 1979 (...e un ripasso veloce sul ciclo Doinel)

Saputo che a Copenaghen il "Dagmar Teather" stava proiettando tutti i film Doinel, Truffaut decide di realizzare: "l'amore fugge", l'ultima pellicola dedicata ad Antoine. Siamo nel 1979, sono quindi passati vent'anni dai tempi in cui la parentesi Léaud si apriva con: "Les quatre-cents coups" (1959)
Il metodo di realizzazione poggia ancora sull'improvvisazione, dice infatti in un'intervista: "A parte i film di Doinel, so sempre ciò che succederà prima di iniziare a girare (almeno in generale)".
Per sviluppare il soggetto si avvale della collaborazione di Suzanne Shifmann (per la prima volta alle prese con Doinel),di Maire-France Pisier (Colette), Jean Aurel, e naturalmente di Jean Pierre Léaud.

Trama:
Parigi. Il film inizia nel chiuso di una stanza dove Antoine (Léaud) sta con Sabine (Dorothée). Lui è nervoso. E' il giorno del suo divorzio con Christine (Claude Jade), ma l'ha dimenticato. La musica che accompagna le scene d'amore d' inizio e fine film è l'ormai nota: "L'amour en fuite" (Alain Souchon). Con Christine si reca dal giudice per il divorzio, e trattandosi del primo caso di divorzio consensuale, attira la stampa. La sera stessa Antoine accompagna suo figlio Alphonse alla gare de Lyon, per questo non può recarsi all'appuntamento con Sabine, che quindi si arrabbia. Alla stazione  rivede Colette, la sua fiamma di giovinezza [Antoine et Colette 1962] che gli mostra dal finestrino del treno, il libro "les salades de l'amour" scritto da Doinel, il quale non esita a salire sul treno per parlare ancora con lei.
E' il solito Antoine, Colette è contrariata per il modo in cui ha raccontato (nel libro) del loro incontro, da ragazzi. Poi Antoine le racconta della sua amante Liliane, amica della moglie, e illustratrice di libri per l'infanzia (come Fanny Ardant in "La signora della porta accanto"). Colette è esasperata dall'egocentrismo di lui, così ci litiga e Antoine nel mezzo della notte, blocca il treno e fugge lungo le rotaie. 
Il giorno dopo, tornato a Parigi, Antoine incontra Lucien, l'amante di sua madre (già visto ne "i quattrocento colpi" quando lei lo bacia per strada, sorpresa dal figlio). L'uomo, ormai anziano, le racconta di una donna che Antoine conosce appena, ed insieme vanno a farle visita al cimitero, dove egli scopre che "la signora delle Camelie" non era solo un personaggio letterario, ma una donna realmente esistita (di nuovo associa sua madre ad una prostituta).
Christine è il rifugio di Antoine quando tutto va male. Colette intanto ritrova per terra una foto strappata e ri-incollata (Questo particolare -e molti altri che rimandano a Truffaut- è citato a mò di omaggio, dal  regista di "Le fabuleux destin d'Amélie Poulain" la cui trama poggia proprio sulla ricerca di un uomo a partire da fotografie strappate e ricomposte, poi collezionate in un album.   
Amélie al cinema... citazioni di Truffaut.  ps: Finito di vedere il video, si puo tornare sul blog cliccando la freccia vs sinistra, in cima alla pagina you tube, quella con cui di solito si torna alla pagina precedente). Antoine -sul treno- le aveva raccontato la trama del suo prossimo romanzo, e lei capisce che ancora una volta si era inventato una storia, perché quella ragazza esiste davvero, e per una strana coincidenza è Sabine, la sorella del suo fidanzato Xavier [ non so se è un caso, ma anche la figlia di Jules et Kate si chiamava Sabine]. Presa da sensi di colpa per l'influenza negativa che il suo rifiuto (da ragazzi) ha provocato in Antoine, decide di aiutarlo facendogli pervenire la foto. Intanto, per caso, Colette incontra Christine, e parlano di Antoine. Il film si conclude con la riappacificazione di Antoine e Sabine che decidono, davanti a uno specchio (e anche questa scena richiama "Les quatre-cents coups") di provare a vivere la loro storia. La canzone finale è "l'amour en fuite", che significa "l'amore fugge", e suggerisce l' inevitabile precarietà dei sentimenti. Una sorta di happy ending smascherato dalla musica che lo incornicia. [per la canzone, vedi link a fine post]


A posteriori... (il ciclo Doinel in poche parole)
Truffaut e Doinel/Léaud, ovvero la storia di un sodalizio artistico e umano che dura una vita, e che inizia, come sappiamo, dal casting fatto a più di duecento ragazzini, per cercare l'interprete giusto per il personaggio di Antoine Doinel. In Léaud, Truffaut si riconosce, lo sceglie quindi per raccontare se stesso. Il fatto è del tutto nuovo nella storia del cinema: Dal successo inaspettato ed immenso del primo film, nasce il ciclo Doinel, realizzato, come ho già detto, nell'arco di vent'anni, un lunghissimo periodo durante il quale assistiamo come spettatori, alla crescita del ragazzo e naturalmente dell'attore.
In "Les quatre-cents coups", Antoine è un ragazzino in difficoltà con la famiglia, con la scuola e poi alle prese col riformatorio. Le uniche evasioni che ha sono:  Robert, il suo unico amico, e il cinéma. Truffaut racconta in questo film il fallimento di famiglia, scuola e giustizia, tre istituzioni che non sanno occuparsi di un minore, che sbagliano modi e tempi, che peccano di negligenza, freddezza e intolleranza. Il film si conclude con il  ragazzino che corre verso il mare in cerca di libertà, e scopre che il mare, come la madre ( in francese "mer" e "mère" si pronunciano allo stesso modo) non sono elementi di accoglienza, ma muri che bisogna valicare se si vuole passare allo stadio successivo, cioè l'età adulta.  
In "Antoine et Colette" il passo è compiuto. Antoine è ormai adulto, indipendente, lavora, e naturalmente si innamora. Lei è la bella Colette, giovane, intraprendente e libera, ma lui s'innamora anche dei genitori di lei, che al contrario dei suoi, sono affettuosi, simpatici e ricambiano la simpatia per Antoine. Le scene che si svolgono attorno al tavolo della cucina di Colette, creano una sorta di contrappunto con l'austerità delle cene a casa Doinel, in "les 400 coups", e saranno trait d'union anche con l'incontro di Doinel e i genitori di Christine in "Baci rubati", come a suggerire che il ragazzo è più bravo a conquistare i genitori delle donne che ama che le donne stesse, ma si ha anche l'impressione, che di queste ragazze, egli ami soprattutto l'armonia familiare, il "domicile conjugal" appunto. In questo senso, è grazie a Fabienne Tabard - Baci rubati- che la sua "educazione sentimentale" riesce finalmente ad evolversi. Di lei non conosce i genitori, solo il marito, (che aveva assunto Doinel per spiare le sue mosse) Ma tornando ad "Antoine et Colette", il film si conclude con uno smacco per il ragazzo. Lei esce con un uomo (che in "L'amore fugge" scopriremo essere diventato suo  marito e padre della sua bambina) e Antoine si ritrova a guardare la televisione coi genitori di lei.
"L'amore fugge" è il film della svolta, ma anche del definitivo imborghesimento del ragazzo che cambia tre lavori: Portiere in un albergo, poi detective e infine tecnico che ripara televisori. In termini "amorosi": va da una prostituta, poi va da Christine ma si sente non voluto, la Tabard (sua amante per una notte) che lo libera dalle insicurezze, infine ancora Christine, che torna quando lui smette di cercarla. Con lei si avvia a realizzare il tanto ambito: "Domicile conjugal": la coppia unita in matrimonio.
"Non drammatizziamo è solo una questione di corna": questo il titolo in italiano per "Domicile conjugal".
La vita dei due giovani sposi s'intreccia a quella degli altri abitanti del quartiere, soprattutto in cortile: luogo sociale per eccellenza che racconta in qualche modo, la commedia umana (ricordiamo che era proprio a Balzac che Truffaut si era ispirato per il ciclo Doinel). In questo film Antoine diventa padre, ma anche amante di una giapponese con cui poi litiga perché il fascino dell'esotico diventa di lì a poco, un vero incubo, ed è sempre da Christine che torna: "Sei mia sorella, mia figlia, mia madre" e lei: "...avrei voluto essere anche tua moglie". A livello professionale, finalmente si stabilizza. Dopo un maldestro tentativo di colorare fiori e venderli (un po' come per la sua vita, c'è sempre nel mazzo, almeno un fiore che rifiuta di tingersi, che pare ostinarsi a non "prendere colore") Doinel è assunto (per un equivoco, non certo per le sue qualità) in una ditta Americana, e qui lavora con dei modellini. La verità è che Antoine sembra estraneo al mondo così come a se stesso. Ha molti amici, ma nessuno di loro gli è caro, non ha nemici, vive blande storie d'amore che blandamente finiscono. Il suo problema maggiore sembra essere quello di una marcata incapacità di comunicare. Eppure, per una strana ironia, il lavoro al quale  Doinel ambisce è quello dello Scrittore, che per definizione, poggia proprio sulla comunicazione.
"L'amore fugge" cioè il film che stiamo analizzando in questa sede, è l'ultimo del ciclo. La trama non sto a ripeterla perché l'ho scritta qui sopra. Vediamo meglio qualche elemento tematico.



La scrittura per Antoine Doinel.
Per forza di cose, la fase che precede la scrittura, è la lettura. Antoine l'abbiamo conosciuto("I quattrocento colpi") alle prese con Balzac, che legge con passione, a cui accende un altarino (che si trasforma in incendio) pregandolo,come un Dio pagano, affinché il compito a scuola vada bene. Il risultato è uno zero, perché nel tema, ha citato  alla lettera: "la ricerca dell'assoluto", e il professore l'accusa di aver copiato.  Doinel accusato di ave copiato. (I 400 colpi)  
La buona volontà di Antoine sembra destinata ad essere  inefficace (a livello stilistico, il fatto ci è suggerito dal bambino che durante la dettatura di  "La lepre" sporca i fogli d'inchiostro e ogni volta che ricomincia a copiare s'impasticcia di più, finché rimane senza fogli.)
In "Antoine et Colette", s'interessa soprattutto di musica, ma nei film di Truffaut non mancano mai riferimenti al libro. Il film inizia infatti con Antoine in una stanza da letto, Inizio di Antoine e Colette   Ma prima, le riprese sulla via, mostrano un manifesto gigante di "Il conte di Montecristo" di Dumas, ovvero il libro della rivalsa (Come nel molto più recente "The Sleepers", in cui questo libro ritorna come un leit-motive, a ricordare il bisogno di vendetta dei ragazzini abusati in carcere Trailer del film " The sleepers" ).
In "Baci rubati" è contento di fare il portiere di notte, perché così ha tempo di leggere, e lo vediamo "a lavoro" con in mano un libro "La sirène du Mississipi" (ovvero "Waltz into darkness" di William Irish, che sarà adattato da Truffaut subito dopo Baci rubati). Baci Rubati. Seconda parte.   [Antoine a cena dai genitori di Christine, trova lavoro grazie al padre di lei]
In "Domicile conjugal" lo vediamo infine scrittore di un libro autobiografico. Domicile conjugal - l'incontro con la Giapponese.  [a metà del  link la scena di cui parlo qui sotto] Parla del suo progetto con un tizio in cortile, Césarin. Il lavoro, dice Antoine, gli lascia molto tempo libero, così ha pensato di scrivere ma precisa: " non dirlo a mia moglie, lo scriverò di notte mentre lei dorme". E l'altro "voi siete dunque un romanziere come Baudelaire, sapete che anche lui ha incominciato coi fiori". Antoine precisa che "I fiori del male" sono poesie, ma l'altro rivendica la legge del qualunquismo... ha letto un articolo, e insiste con la sua tesi. Poi la sera prima di addormentarsi, lei legge un libro su Nureyev, lui un manuale sulle donne giapponesi. Una invaghita del ballerino, dunque un amore platonico, ideale. L'altro alle prese con una donna che conosce dal vero, "un altro continente", non una qualsiasi. Infatti, quando Christine scopre tutto, lui cerca di imbonirla dicendole che no ha motivo di essere gelosa, per le ragioni suddette. [ Nel film "Le due inglesi e il continente" Antoine recita la parte di Claude Roc, che le due sorelle inglesi Anne e Muriel, chiamano: "il continente"] Dopo la lite con la moglie vediamo fogli del suo manoscritto spasi sul materasso, e in un'altra sequenza le dice che appena il romanzo sarà finito, tutto tornerà com'era prima. Lei risponde che non lo leggerà. L'arte non piuò essere un regolamento di conti.
 Domicile conjugal parte 8.  [Questo il frame del film]
In "l'amour en fuite"Antoine non lavora più per la ditta Americana, ma è un correttore di bozze in una stamperia. Dunque si occupa di scrittura in tutte le sue fasi. (ne " I quattrocento colpi", quando fugge di casa, passa una notte proprio in una stamperia). Inoltre, scopriamo dalla scena alla gare de Lyon (Con Colette) che il libro che stava scrivendo nel film precedente, alla fine è stato pubblicato. S'intitola "Les salades de l'amour" [Le insalate dell'amore] e ha ricevuto un premio intitolato "Claire Bellon", che per regalo dava delle ostriche! Un premio modesto e anche ironico, comunque il testo è in libreria.
Di che parla? Come per Bertrand Moraine di "L'homme qui aimait les femmes" (1977) Il libro narra di tutte le sue esperienze giovanili (esperienze d'amore soprattutto).  Il fatto di ri-vivere queste storie del passato,  non porta Antoine alla consapevolezza che serve per crescere, questo perché, pur tentando di oggettivare, esclude dal racconto le esperienze più drammatiche, tranne forse il ricordo del
riformatorio (che vediamo in Flash Back mentre Colette legge il libro in treno), cioè quando in riformatorio viene schiaffeggiato gratuitamente in mensa.
Non il ricordo, ma l'esperienza presente, lo sguardo di Sabine, gli permette di guardare dentro di sé e di ricomporre il mosaico del suo vissuto (come per la foto di lei, che Antoine ottiene unendo pezzi strappati dall'ex amante di lei in una cabina, dopo una lite telefonica), e questo mosaico lo riporterà fino alla prima donna, cioè la madre.
Christine, come ho già detto, non leggerà il libro, perché  l'arte non può essere un regolamento di conti.
Colette il libro lo legge, e vi trova delle inversioni rispetto alla verità dei fatti. Per esempio: il trasloco di Antoine di fronte a casa di Colette: nel libro aveva detto che loro si erano spostati vicino a casa sua e invece noi spettatori, e Colette stessa, sappiamo che non andò così. Motivo? Per creare una corrispondenza affettiva, dice lui. A lei in generale, il libro piace, ma per diventare un vero scrittore, trova che lui dovrebbe staccarsi dalla realtà e inventare una storia. Lui a questo punto mente, e le racconta del suo nuovo progetto "di fantasia", ma mentre racconta il plot, vediamo scorrere delle scene circa il suo incontro reale con l'ex amante di Sabine, dunque non si tratta di un'invenzione ma, come per il primo suo romanzo, si tratta di narrare la realtà della vita, romanzandola quanto basta. Il libro si chiamerà:
" Le manuscrit trouvé par un sale gosse" [ Il manoscritto trovato da un ragazzo sporco]
Dice a Colette che ha problemi col finale. Se il personaggio riuscirà a farsi amare, a quel punto la loro diventerà una storia come tutte le altre. Lei lo invita a un finale più degno della storia.

In sintesi: Per sedurre Colette s'inventa la bugia che l'opera che ha in mente di scrivere è inventata,  ma per riconquistare Sabine, ormai quasi perduta, le racconta tutta la verità sulla foto. Antoine le dice che il personaggio non morirà solo se lei (Sabine) ricambierà l'affetto nei suoi confronti. Vita e arte continuano a mischiarsi nella sua mente.
Gli eventi chiave in questo film sono sostanzialmente tre:
  1. La riappacificazione (a posteriori) con la madre, grazie a Lucien. Antoine capisce che lei gli ha insegnato l'amore, e apre la via a un futuro con la donna amata.
  2. La lettera con cui Colette gli fa riavere la foto di Sabine (perduta in treno). Lo fa per una specie di senso di colpa a posteriori.
  3. La foto di Sabine: elemento chiave del film. Essa è frammentata, divisa in tanti piccoli pezzi, come un mosaico, cioè come la vita di Antoine, ricomposta grazie a Sabine. Le diverse donne da lui frequentate simboleggiano l'impossibilità di "unità", e questa impossibilità è riconducibile alla figura materna.La madre si frammenta in varie donne:
    1. Colette: La donna che lo respinge (Come la madre?) perciò la ama di un amore sofferto.
    2. Christine: Sorella, figlia, madre...ma non moglie.
    3. Sabine: E' il punto della ricomposizione (in un unico volto). Il solo motivo per cui con lei non va a finire come è andata con tutte le altre, è l'incontro di Lucien, ex amante della moglie. Infatti, un interessante contrappunto alla foto di Sabine, è la foto di Gilberte (che per la prima volta ha un nome), sua madre, al cimitero.
Il nastro adesivo,  ha un ruolo simbolico in questo ultimo film del ciclo (il cui finale volge volutamente verso un happy ending).
  • Da una parte incolla passato e presente di Antoine.
  • Dall'altra, evoca il potere magico del cinema (Come nella canzone di Souchon) e rimanda al procedimento tecnico del "montaggio" che, se vogliamo, è un incollare di sequenze che insieme creano una storia.
La foto è dunque l'occasione in cui la vita e il suo riflesso si ricongiungono come nel secondo romanzo di Antoine. Nel primo aveva regolato i conti col passato, nel secondo ha voluto incollare la realtà al suo riflesso.


L'amour en fuite. Prima parte.  [link: inizio film in francese. La canzone è usata anche alla fine del film, quindi del ciclo Doinel]
 "L'amour en fuite" di Alain Souchon.

Caresses photographiées sur ma peau sensible.

On peut tout jeter les instants, les photos, c'est libre.
Y a toujours le papier collant (nastro adesivo) transparent
Pour remettre au carré tous ces tourments.

On était belle image, les amoureux fortiches.
On a monté le ménage, le bonheur à deux je t'en fiche.
Vite fait les morceaux de verre qui coupent et ça saigne.
La v'là sur le carrelage, la porcelaine.

{Refrain:}
Nous, nous, on a pas tenu le coup.
Bou, bou, ça coule sur ta joue.
On se quitte et y a rien qu'on explique
C'est l'amour en fuite,
L'amour en fuite.

J'ai dormi, un enfant est venu dans la dentelle.
Partir, revenir, bouger, c'est le jeu des hirondelles.
A peine installé, je quitte le deux-pièces cuisine.
On peut s'appeler Colette, Antoine ou Sabine.

Toute ma vie, c'est courir après des choses qui se sauvent :
Des jeunes filles parfumées, des bouquets de pleurs, des roses.
Ma mère aussi mettait derrière son oreille
Une goutte de quelque chose qui sentait pareil.


Infine: François Truffaut intervistato per la presentazione del film che parla del ciclo Doinel dal principio:
Intervista a Truffaut.















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