A inizio primavera del 1958, un'improvvisa esondazione colpisce la regione parigina. Truffaut pensa di girare delle immagini sui luoghi colpiti per poi realizzarci una storia a soggetto (tipo inseguimenti alla Hollywood), ma all'arrivo della troupe l'acqua si sta ritirando e c'è imbarazzo per chi dell'evento naturale, patisce i danni. Truffaut decide allora di non farne più niente, ma Godard, che aveva partecipato al progetto chiede di poter montare le pellicole, e trasforma il tutto nella storia di due ragazzi che approfittano del disastro naturale per lasciare la banlieue (periferia, sobborgo) e recarsi a Parigi, dove realizzeranno il loro sogno d'amore. I titoli di coda saranno letti (dallo stesso Godard) anziché scritti: " Sappiate che è un film realizzato da François Truffaut e Jean Luc Godard... ecco signore e signori, è finito"
Il fatto che ci interessa rilevare è che, in fase progettuale, Truffaut rinunica ad ogni atteggiamento documentaristico, fatto sintomatico del suo modo di percepire il cinema.
Dirà: "...I cinefili non amano i documentari", o anche "ho sempre preferito il riflesso della vita alla vita stessa. Quando ho girato Jules et Jim ho scelto uno chalet, né un prato, né una foresta. Essendo un regista, sapevo che mi occorreva lo chalet più bello, per il bene del film. Se mi venisse chiesto quali sono i luoghi che ho più amato nella vita, risponderei la campagna di Murnau o la città dello stesso film, ma non citerei un solo posto che ho realmente visitato, perché non visito mai nulla...non amo i paesaggi, né le cose; amo le persone, mi interesso alle idee, ai sentimenti"
Dichiarazioni simili ricordano quelle di un autore del passato molto amato dal regista: Honoré de Balzac che, in una lettera alla sua amata Mme Hanska, nel 1836 afferma disilluso: "Ho raccontato il desiderio invece di viverlo" , e anche questo mi sembra, significa preferire il riflesso della vita alla vita stessa. Lo scrittore si era auto-recluso nella dimora Parigina non lontana dalla Tour Eiffel (non ancora nata ai tempi!) per vivere come un forzato delle lettere. Dormiva solo tre ore per notte, e il resto del tempo l'impiegava a inventarsi il mondo (quello della comédie), a bere litri di caffé e a fuggire dai suoi creditori. Truffaut svolge una vita molto più "sociale" e tuttosommato tranquilla, ma il senso delle due riflessioni è piuttosto vicino.
Une histoire d'eau....parte del film in lingua francese. (Sottotitoli purtroppo in tedesco)
Con questo progetto finisce la fase dell'apprendistato. Il suo prossimo film sarà "Les quatre-cents coups", che inizia agirare verso novembre del 1958. Il film sarà dedicato ad Andé Bazin che muore proprio un giorno prima dell'inizio delle riprese. Con la sua morte, Truffaut perde un grande amico, un più che padre, un mentore che l'accompagna fino all'alba del suo successo, senza poterne godere, lui che aveva avuto un ruolo così importante per Truffaut e per tutti i "giovani turchi" della Nouvelle Vague.
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