sabato 23 ottobre 2010

Baisiers volés (baci rubati) 1968.

"Baci rubati" -questo il titolo in italiano- è realizzato nel 1968. Si tratta del terzo film del ciclo Doinel, e a differenza dei due che lo precedono ( "les 400 coups" 1959 e "Antoine et Colette" 1962) è un film a colori.

Il sessantotto è un anno particolare sia per la storia del paese (non solo per la Francia, ovviamente) che per la storia personale di Truffaut.
Il regista sta per sposare Claude Jade (Christine Darbon, futura moglie del personaggio Antoine Doinel. Qui sopra, nella foto.). Nello stesso periodo, sua madre muore senza che si siano chiariti ("I 400 colpi" aveva creato un clima molto teso in famiglia) e in questo stesso anno, sfrutta l'investigatore assunto per il film, per ritrovare il suo vero padre: Roland Lévy un ebreo dentista, che alla fine sceglierà di non incontrare, pur essendo molto turbato dal fatto.

Mentre gira  "Baci rubati", a Parigi impazza il "caso Langlois".
Per via di pressioni da parte del ministro delle finanze, André Malraux (scrittore e ministro della cultura Francese) è costretto a destituire Henry Langlois dalla carica di responsabile della cinémathèque Française creata dallo stesso Langlois al fine di conservare le pellicole (preservandole sia dall'usura del tempo che dai rischi della censura e della guerra) e anche al fine di proiettare questi film, altrimenti introvabili e così educare le generazioni future al cinema.
Dal '63 (grazie a Malraux, ironia!) la cinémathèque si istalla al Palais de Chaillot, e diventa un ente finanziato dallo stato. [ lo stabile è situato al Trocadero, cioè li dove ogni turista che passa a Parigi capita almeno una volta per vedere la Tour Eiffel. Il film di Bertolucci "The dreamers" ricostruisce nel migliore dei modi questo fantastico scenario. Sottolineo però che il museo del cinema è stato ulteriormente spostato.]
Fra i maggiori fruitori delle proiezioni Langlois, Godard, Truffaut, Rivette, Chabrol che senz'altro pensano di dovergli qualcosa e che quindi non esitano a scendere lungo le vie insieme a tutti gli altri per protestare contro l'ingiusta posizione assunta dal ministro della cultura. Truffaut e Godard vengono feriti durante le cariche della polizia, comunuque, la rivolta  è così "francese", cioè intransigente...che finisce con l'ottenere  la reintegrazione di Langlois.
The dreamers- Bertolucci. Trailer.
Questo link riguarda il film di Bertolucci "the dreamers" [2003] che  vuole ricreare l'atmosfera della contestazione del '68 davanti al Palais de Chaillot. Vediamo nel film un alternarsi di immagini "attuali", in cui Jean Pierre Léaud (ormai maturo) recita se stesso nelle vesti del giovane Léaud (che vediamo in brevi frames di ciné-Journal). Vediamo anche Truffaut, Godard, Belmondo ed altre personalità del cinema che sfilano fra i dimostranti.

Dicevamo, in questo periodo, Truffaut gira "baci rubati". Dichiara in un'intervista:
"Non ho mai lavorato così poco a un film. Sin dall'inizio c'è l'affare Langlois, al quale mi dedico per tre, quattro ore tutte le mattine; nel pomeriggio non so più assolutamente cosa devo girare, ci sono momenti in cui non mi ricordo neppure più dell'appuntamento per le riprese ".
Se " I 400 colpi" l'aveva dedicato ad André Bazin (più che padre, più che amico) morto poco prima, "baci rubati" lo dedica a Langlois, a cui deve una parte importante della sua formazione cinematografica:
 "Questo film è dedicato alla cinémathèque di H. Langlois. François Truffaut" le note di sottofondo sono di Charles Trenet "que reste-t-il de non amours" [link che segue]
Baci rubati. Parte uno.
Sullo schermo vediamo intanto l'ingresso sbarrato della sala e un foglio con su scritto "riposo.. La data di riapertura sarà comunicata a mezzo stampa"...ma questo è tutto! Il film non è affatto "politicizzato", e parla di tutt'altro. La sua visione dell'arte possiamo a limite paragonarla alla scuola di Gautier, nell'ottocento francese che si riassumeva nella massima: "L'arte per l'arte". Per Truffaut, l'estetica rimane la priorità del cinema. Egli rifiuta di parlare di qualcosa che non conosce o di cui non ha fatto esperienza diretta. Dice infatti "se parlassi di politica, finirei con l'aggiungere confusione alla confusione...per insegnare qualcosa alla gente, bisogna saperne più di loro". Diversa la posizione di Godard invece che, dall'esperienza di maggio del '68, riconosce che la politica deve avere un ruolo nella pratica cinematografica (un po' come accadde fra Zola e Flaubert...con la solita fantasia ottocentesca!) [ps: come Truffaut ho la tendenza alla citazione, anche quando è un po' "forzata". Trattandosi di lui, mi diverto a farlo, perché so che...capirebbe. E' che citare è come ricordare, dunque, per come la vedo io, un fatto positivo.]
Va ricordato che Truffaut possiede una natura estremamente esigente, dunque nel suo affermare di non sapere abbastanza, c'è forse più una sorta di pudore ad entrare in questioni  delicate come la politica, di cui, senz'altro, conosce molto più di quanto dice.

Le reazioni al film sono piuttosto pesanti.
La stampa di sinistra tende a dividere i cineasti borghesi da quelli non borghesi e per le ragioni suddette, si scaglia contro Truffaut. Per fortuna però, il grande pubblico e certa altra stampa vedono con favore il ritorno a un cinema intimistico (Il film è proiettato nel '68, cioè dopo: "La calda amante" 1964 -da un caso di cronaca- "Farenheit 451" del '66 -dall'omonimo romanzo di Bredbury-, e dopo "la sposa in nero" '67 dall'omonimo romanzo di Irish. Ps: sempre del '67 il bellissimo libro-intervista: "Le cinéma selon Hitckock" ). Di certo la musica di Charles Trenet "Que reste-t il de nos amours" favorisce la simpatia di chi lo preferisce in queste vesti.

Trama:
Antoine Doinel (Jean Pierre Léaud) ritorna dal servizio militare, congedato in anticipo per instabilità di carattere. Appena uscito dal carcere in cui era rinchiuso, va in un bordello per una promessa fatta ai compagni di cella. Rischia di andare in bianco con la prima prostituta, ma poi ne incontra una giusta per lui. Uscito di li, fa visita a Christine Darbon (Claude Jade) che ama, ma lei non c'è, e non sembra molto presa. Come in Antoine et Colette, Doinel simpatizza meglio coi genitori delle donne che con le donne stesse. Il padre di Christine infatti, gli procura un lavoro come sorvegliante notturno in un hotel. Antoine ne è contento, perché l'incarico gli lascia tempo libero per leggere. Ingenuamente, durante un turno di lavoro, si fa imbrogliare da un detective privato e apre la porta di una stanza in cui si compie un adulterio. Doinel è licenziato su due piedi, e sarà assunto dal detective stesso. In questo campo, i risultati di Doinel sono buffi. E' incapace di pedinare le persone. E' infine incaricato di sorvegliare Fabienne Tabard, (Delphine Seyrig)moglie affascinante di un venditore di scarpe. Antoine la vede come la donna dei suoi sogni e se ne innamora. Lei lo capisce e lui le scrive una lettera d'addio che invia per posta pneumatica (indice di troppa fretta per uno che vuole andare via) e lei, invece di rispondere a penna, si reca di persona da Antoine. Sarano amanti per una notte, senza più rivedersi. Scoperto, sarà nuovamente licenziato. Verrà assunto come tecnico che ripara televisioni. Riceve una chiamata da Christine Darbon che ha manomesso volontariamente la televisione per rivederlo. E' sola a casa, e quando Antoine arriva lo seduce. Il mattino che segue, i due parlano di matrimonio.

Il film però, non è quello che sembra, non si tratta solo di una serie di avventure e disavventure che portano al matrimonio finale, quindi all'happy ending. Truffaut sottolinea che il film non ha un vero soggetto, così ognuno può introdurci il proprio soggetto. "Per gli uni sarà l'educazione sentimentale, per gli altri l'iniziazione, altri ancora penseranno alle avventure picaresche" In ogni caso si tratta di un debutto nella vita (di stampo quasi Balzachiano) da parte di Léaud/Doinel. Barbera e Mosca, sottolineano come nel film "I 400 colpi" esiste una scen che sottolinea il rapporto fra Antoine e la realtà: La scena è quella del bambino che durante il dettato continua a sporcare fogli e strapparli per ricominciare, finché rimane senza. Questa immagine rimanda a una evidente frattura fra intenzioni e risultati del personaggio.Va ricordato però che la differenza fra "I 400 colpi" e "Baci rubati" è che nell'ultimo cresce il distacco critico del regista dal suo personaggio (nel primo invece, Truffaut si riconosceva molto)
Antoine è in fondo un uomo senza qualità, con aspirazioni mediocri (al di la della simpatia che può ispirare per il suo atteggiamento verso le cose). Intrappolato nel suo soggettivismo, che è causa della sua distanza dalla realtà. Nei film di Truffaut, nessuno ha il coraggio di essere totalmente se stesso di fronte all'altro, così ogni incontro diventa un palcoscenico ideale sul quale ognuno recita la sua parte. Gente meschina, vittima della sua stessa stupidità. Ad esempio il signor Tabard, che vende scarpe, ama i dipinti di Hitler e va in agenzia di investigazione perché sospetta di non essere amato da nessuno.
Il film stesso poggia sulle apparenze, si finge commedia pur essendo un dramma pieno di cattiveria e pessimismo. Parla di una vita mediocre che si poggia sul compromesso, sulle illusioni frustrate, quindi:
Antoine: dopo essere stato uno, nessuno e centomila, accetta il ruolo borghese (diventando un uomo qualunque), sposando una donna tutto sommato insignificante e dimenticando Fabienne che è la più vera, giacché non ha secondi fini.
Per enfatizzare il dramma della mancata libertà, gira un film in massima libertà. Dialoghi scritti nella pausa caffé, senza sceneggiatura, avvalendosi dell' improvvisazione degli attori, quindi di Léaud, a cui prende a prestito alcuni tratti della sua giovinezza. Il suo scopo è quello di far ridere, per ciò crea diverse gag, ma è un riso amaro, soprattutto alla fine.
Si tratta quindi della storia di un' educazione alla rinuncia, al conformismo, alla banalità di una vita in cui il futuro appare opaco e desolante.

Una costante dei film di Truffaut è la presenza di libri, lettere, fogli scritti.
Quando Antoine lavora come portiere legge: "La sirène du Mississipi" [ di cui noi vediamo la copertina]che sarà adattato da Truffaut un anno dopo, cioè nel '69 ( "la sirène du mississipi" in italiano "mica scema la ragazza"... riadattato di recente da Micheal Cristofer col titolo "Original sin", con Angelina Jolie e Antonio Banderas. La qualità è ovviamente inferiore.)

Poi compaiono messaggi scritti legati alle sue storie d'amore, ovvero al suo incontro con le donne. Tre in tutto il film:
1_ La prostituta, appena fuori dalla caserma.

2_Fabienne Tabard, moglie di un venditore di scarpe che Antoine deve pedinare nelle vesti di investigatore, ma si invaghisce di lei e ne fa un soggetto letterario. Come per "Le lys dans la vallée" di Balzac [ Il giglio nella valle 1836], Fabienne è sposata, dunque simbolo di un amore inaccessibile, idealiazzato. Quando la vede, fugge e lei capisce (è la prima volta che una donna capisce le sue reali intenzioni), infatti gli manda una cravatta e un biglietto sulla diversità fra tatto e gentilezza. Antoine risponde con una lettera delirante d'amore ma dice che non si vedranno più perché ai suoi occhi lei incarna un amore impossibile. Usa la posta pneumatica (di cui seguiamo tutto il percorso sotterraneo, metafora della velocità del linguaggio del desiderio secondo Anne Gillaine) e questo tradisce la fretta di Antoine, quindi il contrasto fra le parole scritte e il suo reale desiderio di lei. Alcuni critici sottolineano che si tratta di un omaggio a Hitckock "delitto perfetto".
Fabienne non risponde al messaggio, non con un foglio scritto almeno. Si presenta di persona come una "parole vivante". La sua unica condizione è che si ameranno una sola notte. Sarà ovviamente indimenticabile. La scena sembra voler suggerire che la vita può essere avvincente e magica come la letteratura di Balzac (e non solo).
Quindi per una volta (ed è la prima volta) la scrittura permette di realizzare un desiderio di Doinel, invece di ostacolarlo come invece era successo nei due precedenti film del ciclo. Non la parola scritta, ma la reciprocità del gesto permette di superare i limiti del dialogo a distanza.

3_Christine Darbone.  La ama ma non è ricambiato (come già per Colette), per questo Antoine è partito volontario per l'esercito, dal quale è stato congedato per instabilità di carattere.
[Il fatto ricorda molto un evento accaduto a Truffaut stesso che, nel 1950 si é arruolato per la guerra in Indocina, in seguito a delusioni amorose, poi, alla prima licenza ha disertato. E' tornato al suo reparto per consiglio di André Bazin, e di li a poco, è stato riformato per instabilità di carattere ]
Antoine non fa che scrivere a Christine: [19 lettere] ma Christine nn ha mai risposto. Quindi, la lettera -non risposta- cessa di essere un mezzo di comunicazione e diventa un monologo. Non a caso, la sposa quando smette di scriverle. E soprattutto, la sposa dopo che la Tabard gli ha ridato fiducia in sé, riconciliandolo con la vita. La dichiarazione è in effetti tutto il contrario della idealizzazione d'amore con la Tabard (e relativa lettera spedita via posta pneumatica). A Christine scrive su un tacquino la sua proposta di matrimonio e le incastra un apri bottiglia nell'anulare...

Nel finale vediamo i due, prossimi alle nozze seduti su una panchina e un terzo uomo che arriva dal nulla e si dichiara alla ragazza per poi allontanarsi. Lei lo prende per pazzo, si alzano, e in sottofondo riparte Charles Trenet con la sua celebre canzone "que reste-t-il de nos amours", cioè "che rimane del nostro amore", una specie di controsenso visto che intende raccontare la storia di un'amore che nasce. Questo il
testo:

Que reste-t-il de nos amours?
Que reste-t-il de ces beaux jours?
Une photo, vieille photo de ma jeunesse
Que reste-t-il des billets doux
Des mois d'avril, des rendez-vous?
Un souvenir qui me poursuit sans cesse

Bonheurs fanés, cheveux au vent
Baiser volés, rêves émouvants
Que reste-t-il de tout cela?
Dites-le moi
Un petit village un vieux clocher
Un paysage si bien caché
Et dans un nuage le cher visage
De mon passé

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