"Che ne resti la memoria, era tutta la mia vita"
"Lo sguardo di
Ulisse"1995
Di Theo Anghelopolus
“Quante volte noi ci chiediamo: Che cos'è un attore? Nei riguardi della rappresentazione l’attore è la materia
per mezzo della quale si manifesta lo spirito dell’autore, la materia più
nobile o come tale la più ribelle. Materia umana, materia autonoma; strana
contraddizione in termini: ma la realtà e se vogliamo, il dramma dell’attore, è
proprio in questa contraddizione: Essere materia, cioè dover subire un’impronta
del genio altrui, essere autonomo, cioè soffrire di questa imposizione o
goderne, che è un po’ lo stesso” Orazio Costa. La regia teatrale. 1939
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Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
Elio Petri. 1970
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"Il suo infinito talento nasceva da una congenita insicurezza
mascherata di aggressività.
L'impressione finale è che lui non si amasse.
Non quanto l'amavamo noi"
Gianni Amelio parlando di
Porte aperte.
Una breve premessa...
In questi ultimi cinque anni ho avuto il
privilegio di far "nascere" il cinema, ogni inverno, ripercorrendo le sue
storie ed i suoi aneddoti. Accadeva il mercoledì, alle 21:00, in un'ampia
stanza d'altri tempi situata nell'ultimo piano di uno stabile antico, con soffitti
affrescati. Ero insieme a persone che, col freddo e con la pioggia, così come
con la luna piena, cenavano in gran fretta e venivano a farmi compagnia,
concedendomi di decidere, in modo forse poco democratico, di cosa avremmo
parlato. Ufficialmente si chiamano "corsi", ma non amo come suona. Da un corso ci si aspetta tutto un assetto accademico che qui mancava. Mancava l'urgenza degli esami, il bisogno di rispettare il programma, e così mi è parso logico andare incontro alle esigenze dei partecipanti. Non sempre facilissimo, soprattutto per chi veniva senza un grande interesse per l'argomento, ma è la parte forse più stimolante di questo tipo di situazioni. Ho cercato di smuovere molle, di azionare curiosità verso l'argomento, che forse è ciò che bisogna aspettarsi da questo tipo di situazioni, e per qualcuno so che ha funzionato.
Naturalmente ritengo di dover ringraziare chi mi ha
permesso questa esperienza ormai giunta al termine che per me, persona, è stata davvero importante.
Sedersi davanti ad estranei che si aspettano "sapienza" mi è
parso un concetto impegnativo da gestire, ma l'ho fatto con serietà ed impegno, perché le cose che amo, le faccio così, e naturalmente il clown che
c'è in me è venuto fuori con prepotenza quando qualcuno cedeva alla tentazione
della pennica. Hanno anche riso.
Quest'anno il programma, qualora il corso si fosse tenuto, sarebbe stato interamente focalizzato su Gian Maria Volonté.
Ho
trascorso del tempo, durante l'estate e nei messi appena passati, leggendo
libri, guardando film ed interviste sul tema, ed è stato bellissimo
ripercorrere le orme di Gian Maria Volonté provando nostalgia per qualcuno che sento molto vicino ma anche irrimediabilmente lontano.
Un ragazzo
di vent'anni mi ha detto di non aver mai visto nessun film di "questo
attore". Ripensandoci, ho realizzato che Volonté sta al piccolo
schermo come io sto alla palestra, quindi per chi usa la televisione come unico punto d'incontro col cinema, Volonté non è mai morto, perché, semplicemente, non è mai nato. Mi
dispiace enormemente e vorrei che gli fosse in qualche modo resa giustizia.
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Da_ Un attore contro. Libro/documentario. |
Il mio viaggio nel mondo di Volonté parte dalla fine,
dalla parola non detta, dal film che non ha potuto finire perché è morto. Aveva
soltanto 61 anni quando si è spento. Era sul set di Theo Anghelopolus col quale
stava girando il film: “Lo sguardo di Ulisse” (finché dura, lo trovate su you tube in versione integrale. Trovate il link a fine post). Era il 6 dicembre del 1994. La
sera prima, racconta il regista, Volonté se ne stava solo, in fondo all'autobus
che li riportava in albergo e lì beveva vino e cantava le canzoni della
sinistra italiana in un tempo in cui, col senno di poi, sembrava già utopia
parlare di sinistra come Volonté la intendeva. Forse quel brindare fra sé e sé,
cantando, era un modo artistico di congedarsi dalla vita, ma non poteva sapere
che stava girando il suo ultimo ciak. Se è riuscito a rendersi unico anche in
questa occasione, è solo perché come l’Ulisse che dà il titolo al film, Volonté
indossava il senso epico del personaggio che emerge e che brilla anche in mezzo
alle folle per grandezza e per senso del viaggio, alla scoperta del nuovo, alla
scoperta di se stesso, lottando contro i mostri e contro le paure che diventano
il recinto e poi il limite invalicabile di tanti antieroi.
Il titolo del post è desunto da un breve dialogo
registrato per il film nel quale l’attore interpreta il ruolo del vecchio
direttore della cineteca di Sarajevo, che si affanna a salvare quel che può, in
termini di cultura filmica, dalla guerra che incombe. Il compito del custode è
di fare in modo “che ne resti la memoria”, perché se è vero che, come recita il
suo personaggio: “era tutta la mia vita”, non è sbagliato dire che
quella vita era anche la nostra, e con essa, il dovere di memoria. L’abbiamo
vista scorrere in pellicola quella vita, alle prese con molteplici mutazioni
che fanno pensare ai camaleonti quando assumono il colore del sasso per confondersi
ad esso, ma fanno pensare anche alla più volgare schizofrenia. Un attore di
talento indossa le vite degli altri fino a dimenticarsi di sé, e quando arriva
a somigliare ai suoi personaggi anche fisicamente, allora qualcosa di
importante è avvenuto. Pia degli Esposti parla di Volonté come di un matto, ma
lo dice con occhi ammirati. E’ un’idea di follia che pone enfasi sulla lucidità
estrema, sulla coscienza che spetta a pochi illuminati, che leva dal tran tran
delle vite quotidiane. Lui era altro, e che lo si odiasse o lo si amasse, era
impossibile non farci caso.
Volonté è nato come attore di teatro, sin da giovane
ha recitato per il piccolo e per il grande schermo e prestissimo ha conosciuto
il grande successo, senza mai montarsi la testa. Volonté ha prestato i suoi
connotati a personalità molto diverse fra loro, come Caravaggio, Giordano
Bruno, Aldo Moro, da lui interpretato in due film diversi al punto che a fatica
si ritrova una consonanza fra l’attore ed il personaggio, che è sempre Aldo Moro,
ma che è raccontato rispettivamente, come vittima di un sequestro da parte
delle brigate rosse, quindi come uomo lasciato solo dalle istituzioni e
condannato a morire, e poi nelle vesti di democristiano, quindi di uomo
politico che era parte dell’ingranaggio. Volonté è stato anche un commissario
al di sopra di ogni sospetto, è stato un operaio vittima del sistema di
produzione, è stato Lucky Luciano, il “cattivo” che fece tremare chi lo vide
come se si fosse trattato di quello vero, tanto gli somigliava. E’ stato Sacco
ed anche Vanzetti, ha infatti recitato entrambi i ruoli, uno a teatro, da
ragazzo, uno al cinema, da grande. Nella versione filmica, finita la
ripresa del suo discorso davanti ai giudici, il regista era sollevato all'idea
che fosse buona la prima, tanto Volonté si era preparato, ma dovette ripetere
la scena perché solo alla fine si accorse che una delle guardie, dietro
all'attore, piangeva emozionato per ciò che Volonté stava dicendo. La sua fama
iniziale deriva da fiction tv come “L’idiota” di Dostoevskji che raggiungevano
in prima serata, buona parte degli italiani, la sua notorietà internazionale,
la deve almeno in principio, ai famosi spaghetti western, anche se la lista dei
suoi ruoli di successo sarebbe troppo lunga per pensare di elencarla qui.
Più di ogni cosa, Gian Maria Volonté è stato figlio
del suo tempo, un attore contro, calcando il titolo del bellissimo “Uomini
contro”, sull'assurdità della guerra. E’ stato un attore-interprete, un uomo
definito spesso difficile, ingestibile, tuttavia, sono stati in molti ad amarlo
fino alla venerazione, così come molti l’hanno detestato di un astio sincero.
Fra quelli che l’hanno amato, penso ad Ennio Fantastichini di cui ho apprezzato
le abilità attoriali nel film “Porte aperte”dove scoprivo con uno strano
stupore, un interprete che, in fondo, non sospettavo neppure. Ho avuto modo di
vedere la registrazione del commovente discorso di addio di Ennio a Gian Maria,
e mi è scesa una lacrima. In piedi, in lacrime davanti al feretro, conclude il suo
saluto con un banale: “Ciao amore” chiaramente detto col cuore, così come è
evidente la sua stima per il collega ogni volta che ne parla nelle svariate
interviste. Penso infine che abbiamo avuto attori di grande talento in Italia,
ma il solo che mi appare morto davvero nelle intenzioni di chi manovra i fili
del piccolo e mediocre schermo, è soltanto lui, Gian Maria Volonté, oso dire,
il migliore.
Allego il link al bellissimo monologo tratto dal filmSacco e Vanzetti, di cui parlavo poco fa. Il problema dei link su you tube, è che hanno vita breve, quindi ad un certo punto potrebbe oscurarsi, ma basta scrivere qualche parola chiave sul motore di ricerca google, ed in qualche modo, si può arrivare ai contenuti cercati.
"Non lasciatemi al buio, voglio stare davanti al mare" queste le intenzioni di Volonté riportate dal medico Antonio Severini. La sua tomba si trova nell'isola della Maddalena, di fronte al mare.